domenica 3 luglio 2011

E' strano

L'opera è stata per me una scoperta tarda. Ci ho messo una vita a capirne il perché, a intuirne la bellezza e la complessità. Sono un novizio, che ha degli strumenti potenti per fare a pezzettini la musica, il suono, ma che è ai primi istanti della sua ricerca in questo territorio.

Ieri sera l'Arena. Ogni volta che ci vado mi chiedo perché. La sonorità è terribile, a volte si sentono due, tre decimi di ritardo fra l'orchestra ed il cantante che è girato dall'altra parte. L'unico posto peggiore dal punto di vista sonoro che conosco è il duomo di Milano, dove gli echi si inseguono a secondi di distanza.

Eppure ogni volta ci ritorno. E credo che la ragione sia proprio la natura dell'Opera. Teatro con musica, musica con teatro, a secondo di dove cada l'accento. Ma il teatro, per quanto il testo possa essere stato bistrattato, è lì, presente, forte.

Traviata. Un'opera amata, la più eseguita al mondo. E ce n'è ragione. Condensa in due ore le sensazioni, i sentimenti, gli umori umani che riguardano passione, dovere, famiglia, desiderio. Lì dentro ho visto pezzi di storie che conosco, brani di vita, scelte, pentimenti, successi. Quanto ci si può ritrovare, in una recita in crinolina con una tisica che canta come se avesse fiato per due maratoneti..

Ritornare all'Arena, quindi, è un tributo. Un tributo al teatro, a quel teatro che sa sposarsi con la musica.



5 commenti:

Anonimo ha detto...

L'opera ti permette di vivere le tante vite che ti porti dentro senza sapere che le hai vissute fosse pure nel "paradosso" d'una tisica che canta col fiato di due maratoneti.Difficile crederlo o forse anche solo supporlo per un'ingegnere,penso io o sbaglio? Auguri in ogni caso per continuare l'approfondimento di quella musica. Grazia D'Angiolino

Ilmondoatestaingiù ha detto...

Da bambino perdevo ore ad ammirare il caleidoscopio. Ogni volta che lo giravo l'immagine cambiava, senza alcuna ripetitività.

Da un certo punto di vista la vita è più semplice, e l'opera lo dimostra. Eventi che si ripetono, sempre uguali nella loro singolarità.

Vedi Grazia, sono uno strano ingegnere. Suonavo il pianoforte, anche benino. Piango ascoltando musica "viva". Cerco di vivere la razionalità senza lasciarle la possibilità di soffocare l'arte.

Non vedo l'ora di sistemarmi in casa per poter tornare ad ascoltare la mia musica.

Buona serata

Anonimo ha detto...

Che bella risposta mi hai dato,ingegnere! Così suoni il pianoforte! Così piangi quando ascolti la musica dal vivo! Ma è sensibilità universale quella che ti porti dentro e io t'auguro veramente di vivere la Musica che ami e senti in sintonia coi tuoi sentimenti e nell'armonia della tua casa arancio e bianca.Ciao.Grazia D'Angiolino

Ilmondoatestaingiù ha detto...

Come abbiamo discusso, l'opera è sintesi di emozioni e passioni. Per arrivare lì, io sono partito dalla musica, e dal teatro.

Ora, ricostruire una casa per poter ascoltare la musica è, di nuovo, un simbolo. Un simbolo di un nuovo inizio, che non a caso è fatto da solitudine, dalla mia gatta, da pareti arancio e gialle con mobili bianchi ed ebano, una gatta sul letto e un vaso di oleandro, che una volta stava in un bel giardino, ora seduto sul balcone davanti alla finestra della mia camera.

Silenzi. Presenze di pensieri. Fra poco, l'equilibrio metafisico di Bach.

Anonimo ha detto...

Bach!
Una chiamata dell'Eterno.Dell'immoto spazio in cui tutto deve essere già da sempre compiuto e,al di là d'ogni saggezza filosofica.Musica divina e che,sola,può liberarci dalle miserie in cui di "norma" si trascinano gli uomini.Ciao.Grazia