venerdì 18 aprile 2014

Penso positivo, sono positivo

C'è la mano beffarda del destino, secondo me, dietro all'uso dell'aggettivo positivo. Indica ottimismo, spavalderia, sicurezza. "E' una cosa positiva", si dice di qualcosa di buono.
Positivo è il polo della batteria, quello segnato con il rosso. Positivo è il semiasse destro delle ascisse, sempre più positivo man mano che ci si sposta verso l'infinito, l'infinito positivo. Positivo è il pensiero di Jovanotti (oddio, magari pensiero è una parola grossa, ma insomma). Positivo è l'immagine fotografica stampata, contrapposta al negativo della pellicola (sembra una cosa un po' retro, questa qui).

Positivo è l'esito dell'esame che ho sulla scrivania, che fa compagnia all'altro positivo di alcune settimane fa. Un mare di positività mi invade, ma questa è beffarda. Quell'esame mi dice che ho il cancro.
Mi sono sempre chiesto cosa avrei provato quando, nella mia vita, mi fossi trovato davanti ad una situazione simile. Ora che ci sono non sento alcuna sensazione particolare, forse perché ho avuto modo di ragionarci sopra nelle scorse settimane.
Mi sento sereno, ho vicino a me una donna con la quale avrei voluto poter vivere dandole meno problemi, ma con la quale sono in profonda sintonia. Ho dentro la forza calma che mi consente di vendere cara la pelle - e mai frase è stata così vera.

Ho commesso tanti errori nella mia vita, ma forse ho fatto anche cose buone. Cercherò di farne ancora. Ed ora, penso positivo, perché sono positivo.