lunedì 28 settembre 2015

Sed, un anno dopo

È passato un anno da quando sei mancata. Continuo a non capacitarmi di come tu sia volata via in così breve tempo.

Ti ricordo con l'ironia amara che usciva dai tuoi scritti. 

Ciao, Sed

mercoledì 23 settembre 2015

Arte: bellezza o apparenza?

Un'amica mi dice: "guarda che in Malpensa c'è l'orchestra della Scala. Fanno le prove per l'Elisir d'Amore". Mi informo, e scopro questa iniziativa; peccato che quella sera non possa presentarmi in aeroporto, ho appuntamento con un ex collega per un aperitivo, e non voglio paccarlo. Mi riprometto di vedere lo spettacolo in tv.

Apparentemente, dalle informazioni che raccolgo in giro, il senso di questa rappresentazione è un tentativo di affrontare in modo distruttivo il concetto di unitarietà di luogo che attraversa la struttura teatrale, e quindi operistica. Dai tempi della poetica aristotelica, e dalla sua reinterpretazione rinascimentale, l'unità di luogo nella rappresentazione teatrale da un lato è un aspetto di pulizia, dall'altro un limite nelle possibilità di sviluppare un racconto. Il cambio scena è un escamotage tecnico per proiettare il pubblico in luoghi diversi, consentendo una maggior vivibilità del racconto, ma rimane un espediente, e così non può che essere.
Dalla nascita della ripresa cinematografica e televisiva si può superare anche questo limite, portando gli attori in luoghi diversi, in scene vere, seppur riprodotte sul grande o piccolo schermo. In campo operistico c'è una nutrita serie di film che riprendono i cantanti in luoghi reali (il Don Giovanni di Losey, ad esempio, con un immenso Raimondi mattatore in voce e presenza), ma probabilmente sono alcune regie televisive italiane che risultano fra le più interessanti ricerche: vorrei ricordare la stimolante "Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca", probabilmente la più attraente ricerca di fruizione operistica che sfrutta le caratteristiche delle riprese cinetelevisive (regia di Patroni Griffi, ancora una volta Ruggero Raimondi e Placido Domingo a soddisfare i palati esigenti dei melomani).

Con questi presupposti in mente, e la curiosità di capire come il regista pensasse di incastrare un terminal aeroportuale nella storia dell'Elisir, ho guardato in tv la replica dell'evento. Purtroppo, a parte l'evidente alta qualità dei cantanti, il risultato mi ha molto deluso. Il trasporto della scena in aeroporto è stato un mero spostamento del palco, da un teatro ai banchi del check-in. Le riprese in luoghi diversi dell'aeroporto quasi non esistevano (a parte l'inizio al bar, con gli amici di Adina incomprensibilmente vestiti da piloti ed hostess, e qualche altra scena sempre ambientata nello stesso, per il resto tutto si svolgeva attorno ad un palco appoggiato ad uno dei pilastri della sala partenze); l'acustica dell'aeroporto è quella che è (adatta a smorzare rumori di fondo, inadatta totalmente ad un'esecuzione musicale, con echi lunghissimi che sfuggivano alla post produzione audio, molto attenta a pulire il segnale diretto ma superficiale nella gestione della sonorità ambientale).

Alla fine mi sono chiesto quale fosse lo scopo di questa rappresentazione, che ho trovato deludente: sono giunto alla convinzione che si sia trattato di uno dei tanti "eventi" di dubbia qualità che hanno costellato la vita dell'Expo milanese, a partire dall'imbarazzante concerto d'apertura in piazza Duomo.

Un'occasione persa, quindi, a mio avviso; oppure - ed è peggio - un segno dell'incertezza che regna nell'interpretare la bellezza, confondendola troppo spesso con l'apparenza.


martedì 1 settembre 2015

Comunicazione di servizio

Ho una curiosità: chi è il nerd che viene a visitarmi usando netvibes?

Puro interesse di bottega, eh! Non pensavo che qualcuno lo usasse veramente!!!!