domenica 30 ottobre 2011

In forma di sonata

Vedo scorrere da giorni le immagini del disastro delle Cinque Terre. Fiumi di fango che ingoiano quelle zone che conosco, d'estate piene di vita e di fiori e di piante.
Piante che danno i loro frutti nella stagione dei diluvi, come queste pere. Queste pere piccole che ho comprato per rifare un dolce sempre uguale e sempre diverso. Un dolce d'autunno.

Le Cinque Terre. Quante volte vi sono transitato, quante emozioni ho vissuto in quei paesini nei quali le tonalità calde del rosso, dell'arancio sono la nota profumata. La nota del sole, del mare, del sorriso. Ho ricordi di giornate bellissime in quei carrugi, dolcezza che correva come miele. Dolcezza come vino passito, come sciacchetrà, come moscato.
Le mie pere cuociono nel moscato. Si lasciano andare nel sobbollire del vino, lievemente aromatizzato con la cannella e i chiodi di garofano. Il vino adagio adagio si ritira, fino a lasciare sul fondo uno sciroppo aromatico e dolcissimo, quasi zuccherino. Quello sciroppo fa da letto e coperta alle pere, prima che subiscano il bagno del cioccolato fondente, e la nevicata della panna montata. La dolcezza, come quella del sole di fine aprile su quella costa.

Il ponte sul Magra abbattuto. Qualche settimana fa ero li sotto, ad ormeggiare la barca. Il fiume era placido, sembrava ancora estate, i colori, i profumi, il suono tranquillo dell'acqua. Lo sciacquio dell'onda sullo scoglio di Vernazza. Il suo porto così piccolo, così accogliente. Era così dolce quel sole, che si concentra ora nel sapore della pera che sa di moscato. Dolce di autunno, dolce ogni volta uguale eppur diverso.

Vernazza tornerà a saper di sole, di rosso e di frutta. Come le mie pere.




venerdì 28 ottobre 2011

What a technology!

Stasera il "Flauto Magico" su Rai5. 20:30

Ma non ti pare che l'americano fa slittare la webex alle 18:30? Normale, no?

Fanculo.....


giovedì 27 ottobre 2011

Varsavia

Ieri sera ho visto in tv, massacrato dalla pubblicità, "Il Pianista" di Polansky. Un film sull'olocausto visto dalla prospettiva di una singola persona, della sua battaglia per la sopravvivenza. Ma anche un film sulla luce unica della musica, linguaggio comune fra persone, filo conduttore della storia nel film, e di quella della vita della persona alla quale il film si ispira.

Il film inizia e finisce con il notturno di Chopin, opera postuma. Pagina che stava nelle mie dita, tanti anni fa, e che ancora le muove alla ricerca dei tasti. E poi transita nella musica, quasi sempre Chopin, Polonia.
La Varsavia distrutta, vista a volo d'uccello, che conduce alla scena cardine del film, a quel concerto nella casa semidistrutta, alla fratellanza nella musica, come simbolo dell'anima umana.

E in quella scena, la Ballata 1. Un brano che sembra contenere tutto il dolore dell'oppressione, del delirio dello sterminio, della guerra. Un brano che mi commuove, sempre. Alle lacrime.


lunedì 24 ottobre 2011

The dangerous method

Sono andato a vedere il film del titolo. La psicanalisi è sempre stata nei miei interessi fin da quando conobbi, al liceo, il pensiero di Freud.

Valicare con la razionalità il confine dell'irrazionale, o dell'apparentemente tale, è sempre stata una sfida che mi ha acceso la mente. La vita mi ha poi costretto a vivere sulla pelle questa ricerca a tentoni, ad attraversare quella che io considero una palude che non voglio mai più vedere.
Ma questo film mi ha fatto risentire, in pillole, tutto lo sforzo, la ricerca, la frustrazione, i successi e gli errori. Mi ha fatto capire una volta di più che non esistono padrieterni e che tutti sbagliamo, per debolezza, sofferenza, paura, ignavia, superbia, prima che per cattiveria.

Del film dal punto di vista cinematografico non so dir nulla, né me ne interessa. Quel che conta, per me, è il messaggio, l'emozione. E quella è stata piena.


sabato 22 ottobre 2011

Feline jazz

Che la mia fidanzata pelosa fosse speciale già lo sapevo. Stasera però ho scoperto un altro lato particolare della sua felina personalità.

Me ne stavo bello rilassato sulla mia poltrona, lo sherry, due fichi secchi, un pezzettino di cioccolato e l'ultimo di Camilleri. Per accompagnare il tutto, musica. Stasera Bollani, con il DVD del suo concerto a palazzo Arconati a Bollate del 2009. Un bel incrocio di musica brasiliana e jazz, l'ideale per rilassarsi ed immergersi nella lettura.
Appena trovato il mio posto, ecco che compare lei. Mi punta, mi fa capire che vuole salire. Le faccio cenno di venirmi in braccio, e lei non se lo fa dire due volte.
Mi guarda, guarda la tv... e comincia a fare il pane sulla mia coscia. Ma non lo fa come al solito, no. Comincia come a danzare, segue il tempo della musica, dondola la testa. Non ci posso credere: le piace il jazz....

Ho allevato un mostro!


venerdì 21 ottobre 2011

Regina della notte

Sembra un epiteto per una donna fascinosa, che sappia farti sognare, diventar matto. Una donna padrona di sé stessa, che conosce come far perdere la testa agli uomini.

Niente di tutto ciò. La Regina della notte a cui penso è Diana Damrau. Una soprano tedesca, una donna molto bella, una voce fantastica. Non la voce da soprano verdiano, no. Una voce mozartiana, soprano agile, potente, cristallino. Di coloritura, come si dice. La Regina della Notte del Flauto Magico, per eccellenza.

Stasera canta alla Scala, recupero del forfait dato a settembre. Non son riuscito a trovare biglietti, anche se il programma non è particolarmente esaltante. Mi piace pensare, comunque, di applaudirla, stasera, con gli altri spettatori


Pizza e Tchaikovsky

Dopo tre giorni in giro, un rientro a casa tragicomico con i pantaloni in procinto di trasire a miglior vita prima di arrivare a casa, anche oggi giornatina piena assai, non molto lontano da casa, nella città dei Promessi Sposi.

Giornata stupenda, di quelle che ti spingono a proseguire verso il Resegone, mettere gli scarponi sotto alla giacca e cravatta d'ordinanza e partire per una camminata solitaria. Invece no, in un ufficio a discutere dei millecinquecento problemi sorti nel frattempo, delle misure correttive, dei tempi di messa in opera. Intanto scende la sera, e con lei le nubi sulla Grigna che vedo dalla finestra. E spero che la pioggia non mi accolga all'uscita.

Ritorno ad un'ora assurda, senza alcuna voglia di farmi la cena. Improvvisamente, voglia di pizza. Mi fermo dal miglior pizzaiolo della mia città, e me la porto a casa. Birra, pizza. Cena rapida.

La stanchezza richiede comprensione: un pezzettino di cioccolato, un pochino di sherry. Ma soprattutto il primo concerto per piano di Tchaikowsky. Il relax nella bergère è decisamente più rotondo, e la luce che proviene dalla lampada di fianco mi sorride.

Si, sempre più questa casa mi somiglia. Sapevo che bisognava aspettare il freddo...




(mi sono commosso ad ascoltare zio Herbert ed il piccolo Evgeny in questa interpretazione dai tempi alquanto inusuali, ma geniale)

martedì 18 ottobre 2011

Ago e filo

- Ehi, guarda che hai rotto i pantaloni!
- Davvero?
- Si, hai uno sbrago all'altezza del portafoglio
- Accidenti! E sono anche in giro per lavoro con solo questo paio....
- Ed ora come fai?
- Già, cosa vuoi che faccia?
- E' una situazione terribile
- No, non più di tanto. Darò qualche punto per evitare il peggio per questi due giorni che mi rimangono, e pace
- Ma come?! Sei un consulente di rango, dal cliente, e ti presenti con i pantaloni rattoppati alla bell'e meglio?
- Si. Quello che sono io non dipende da un paio di pantaloni. Se qualcuno me lo dice, ci faccio una risata sopra, e sdrammatizzo. Cosa vuoi che sia?
- Ma non è possibile!
- Si che lo è. Non ho alternative. Non ho il tempo per comprarne un altro paio, e non ho il modo di farmeli aggiustare, né ha senso. L'unica cosa realistica è fare quello che ho detto, e rendersi conto che, più che imbarazzante, la cosa può essere divertente. D'altronde, potrebbe diventare tendenza...

domenica 16 ottobre 2011

La dame aux camelias

Non c'è opera più emblematica di un certo tardoromanticismo da rosolio e velluto rosso che la dame aux camelias di Dumas. La trama, l'intrigo, l'amore che perde e vince, le passioni - tutto l'armamentario del romanzo d'appendice romantico. Eppure un'opera letteraria conosciutissima, apprezzata, saccheggiata.

Verdi ne trasse la trama per la Traviata. Anche questa fu un successo sconfinato. Traviata è l'opera più rappresentata al mondo, più amata, più citata. E' la sintesi del melodramma, la rappresentazione delle passioni umane esaltate al punto più alto, dove ogni aspetto è portato al massimo, all'eccesso.

La dame aux camelias ha una trama che, ridotta all'osso, è molto semplice: una donna di dubbia moralità (e quindi disprezzabile per la società ottocentesca) si innamora ricambiata di un giovin rampollo, e in un certo modo ne viene quasi emancipata. Ma il fato interviene per mano di qualcuno - il padre del giovine - che si oppone alla scandalosa relazione. Separazione, rabbia del giovine, rivalutazione agli occhi del mondo della dama, riconciliazione e dramma finale, la tubercolosi che la colpisce ed impedisce all'amore di trionfare.
Tanti temi in un turbinio di sensazioni forti e contrasti accesi. Un racconto saccheggiato a piene mani negli anni a seguire, prima da Verdi, poi dal cinema in una sequenza di rivisitazioni.

Ieri sera ho visto Moulin Rouge, con la Kidman - che ha uno sguardo che mi ricorda altri momenti. Non conoscevo la trama del film, ma non mi ci è voluto molto per ritrovare determinati percorsi. La dame aux camelias est la... Anche la scena del "l'ho pagata" sembra uscita paro paro dalla Traviata, in teatro invece che nel salone della bella società, ma il succo - il pubblico affronto - c'è tutto. Anche la tisi, strumento drammatico per eccellenza dei feuilletons, non ce lo siamo risparmiati, come il finale tragico.

Una storia pesantemente ottocentesca, eppure un successo planetario per questo film, salutato come la rinascita del musical sul grande schermo. A dimostrazione che, indipendentemente dallo stile con le quali vengono presentate, le passioni umane sono sempre attuali. E quando le si sa mostrare, le si sa far vivere, si tocca la sensibilità di chi ascolta.

martedì 11 ottobre 2011

Dal giornalaio

- Per favore, mi da il Corriere e l'Espresso?
- Certo.. ecco a lei
- Perfetto... per caso ha anche l'Occasione?
- Certo, guardi, è lì, di fianco all'espositore
- Quale espositore?
- Quello lì, nero, vede?
......

Clicca sulla foto per ingrandire.....

domenica 9 ottobre 2011

Dieta materna

- Mamma, sto cercando di perdere peso, e ho difficoltà a digerire cibi pesanti. Mi raccomando, fammi da mangiare qualcosa di leggero domenica, per favore.
- Non ti preoccupare, figliolo.....

....

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- Vuoi sopra anche un po' del suo grassino di cottura?
- No, grazie mamma. Muoio già bene così....


sabato 8 ottobre 2011

Unicità irriproducibili

Mi capita spesso, quando sto vivendo un momento di felicità intensa, di dire fra me è me "ricordati di questo momento, conservalo nei tuoi ricordi come una cosa preziosa".

E' vero, sono momenti unici, di felicità profonda. Può essere un tramonto stupendo, il caldo del sole sulla pelle mentre in sottofondo si sente il mare, un sapore unico che non ritrovavi più da tanto tempo, può essere lo sguardo della donna che ami, un emozione piena di valore, un orgasmo particolarmente intenso.
Sono francobolli di storia della mia vita, che metto via, ritiro nella mia memoria.

Questi momenti, questi sprazzi di felicità, quasi sempre sono connessi a persone, ad attimi di vita. E spesso, quando apri l'album dei ricordi, ti rendi conto che anche le persone sono finite nell'album. Non sono più, per una ragione o per l'altra, con te; quei momenti non li potrai più rivivere con loro, e forse con nessun altro. Unicità irriproducibili.

Non so se sia una buona idea mantenere questo album. Forse lo è, ma non è una buona idea riaprirlo troppo spesso. Talvolta distrae dall'impegno di continuare ad arricchirlo, e di vivere invece che pascolare di ricordi...


mercoledì 5 ottobre 2011

Etichette

La puntata di questa sera di Passepartout su Rai5 era semplicemente geniale. Trovo che Daverio sia un dandy molto bravo a trasmettere cultura (non solo nozioni) con la leggerezza dei suoi papillons. Cerco di non perdere neppure una puntata di Passepartout, tante sono le gemme che sono distribuite durante la trasmissione.
Come dicevo, la puntata di questa sera era superlativa. Trattava di quel periodo di transizioni sovrapposte nelle tendenze artistiche che attraverso la fine del rinascimento, il manierismo per arrivare al barocco.

L'intelligenza di Daverio è quella di non fornire una risposta certa, ma di suggerire possibili risposte all'ascoltatore attento. Seguendo i suoi percorsi storici ci si rende conto sempre di più che le categorie nelle quali siamo abituati incasellare i periodi artistici sono delle sovrastrutture, spesso rozze, che usiamo per classificare e dare un significato scolastico ai fenomeni.

Classificare è una riduzione della realtà. E Daverio lo lasciava capire: rinascimento, manierismo, barocco si fondevano sia nel tempo, che nello spazio e nell'opera di ciascun artista, senza soluzione di continuità. La facile scolastica del Bernini barocco, ad esempio, veniva messa in discussione e rivista con gli occhi limpidi di chi vuole capire, e non etichettare.

In realtà io credo che i grandi artisti se ne freghino altamente di queste etichette. Loro seguono l'ispirazione, la loro ricerca, e l'interazione con il mondo intesse le loro opere. Solo cercando di capire questo tessuto si ha accesso al bello che loro volevano esprimere. E quel bello è poco incasellabile in un'etichetta per studente mediocre...


Sragionamenti mattutini

Avendo molto tempo in cui pensare, la sera quando vado a letto oppure al mattino quando mi sveglio e trovo solo un gatto nel mio letto, mi sono interrogato spesso sulle ragioni per le quali quest'estate ho scelto una vacanza così romitica.
Uno si dice: "hai buon tempo, non hai altro a cui pensare, evidentemente". Forse non è così. Credo che trovare le ragioni profonde di quella scelta sia fondamentale per capire meglio dove voglio andare.
Mi spiego: normalmente una persona come me, single non per vocazione, dovrebbe approfittare di questi periodi di libertà dalla vita stressante che lo accompagna nel quotidiano per provare a conoscere, per intrecciare amicizie e, magari, trovare qualcosa di più. Invece no: sentivo di aver bisogno di solitudine, senza capirne bene la ragione.

Sono sempre stato attirato dalla solitudine. Mi è sempre piaciuto vivere il mio tempo, i miei spazi, come un gatto. In effetti sono molto felino, e chi pensa che i gatti siano infidi non ha capito nulla: sono forse individualisti, o meglio, conoscono il loro valore, il loro tesoro, e lo scambiano solo con chi pensano possa apprezzarlo, e sono lesti a negarsi quando non vedono corrispondenza. L'effetto collaterale può essere una sensazione di snobismo, ma questo non importa loro, sono impermeabili ai giudizi altrui. Ti guardano, e dicono: "che vuoi? farmi due carezze? sentire il morbido del mio pelo sotto la tua mano? fai, ma non avrai altro da me".

La solitudine, dunque. E' una compagna pesante, ma in fondo scelta consapevolmente. E forse la vacanza di quest'anno aveva proprio questo significato: allenarsi ad essere soli, a non scambiare una parola. Chissà, non l'ho ancora ben capito. Ma una cosa mi è chiara: come i gatti, quando mi spendo, do tutto. Ma bisogna convincermi a farlo, ogni giorno. A pensarci bene in questa frase c'è tutta la mia storia. E probabilmente la mia vacanza.



martedì 4 ottobre 2011

Profonda leggiadria

- Hai sentito la notizia?
- Quale?
- Pare che i neutrini corrano più veloce della luce.
- Già.. pare
- Non ne sei convinto?
- Mah, non ne farei una questione solo scientifica. Ho letto Odifreddi, che ha tentato una spiegazione sestogradistica del fenomeno
- E?
- E niente. A volte le spiegazioni sono più ridicole della domanda
- Ridicolo Odifreddi?
- No, non lui, ma la spiegazione. E' un po' come negare sempre, anche quando sei preso con le dita nella marmellata...
- E quindi qual'è il tuo punto di vista?
- Il punto di vista è che, se effettivamente l'esperimento è corretto, ci troviamo di fronte ad un nuovo problema da testa in giù
- In che senso?
- Nel senso che gli schemi interpretativi che abbiamo, che hanno funzionato finora, non vanno più bene. Se ci pensi, è lo stesso approccio che ha guidato Einstein a sviluppare la sua relatività ristretta.
- Cioè?
- Che ne so? Io comincerei a valutare se il nostro concetto di tempo, e di sincronicità, non abbia bisogno di qualche revisione. E poi proverei ad uscire dalle quattro direzioni dello spazio, e valutare se le altre ipotizzate non possano spiegare questa differenza.
- Ma stiamo parlando di artifizi
- No, stiamo parlando di realtà. Solo che è una realtà che sfugge, della quale dobbiamo trovare le chiavi. In questo caso è una realtà fisica, ma sai quante volte perdiamo le chiavi e non riusciamo ad entrare?
- I neutrini non hanno chiavi. Entrano
- Si, ed escono anche. Solo qualche illustre pensatore credeva che fosse necessario un tunnel da Ginevra al Gran Sasso, e mi sa che davanti ad una cartina geografica avrebbe avuto notevoli problemi ad individuare entrambi....
- E quindi?
- E quindi non so che dirti. Solo che, se non abbiamo sbagliato nell'esperimento, abbiamo bisogno di qualcuno che, guardando il mondo da un punto di vista differente, abbia l'illuminazione. Abbiamo bisogno di menti libere dai preconcetti, abbiamo bisogno di profonda leggiadria.
- Cosa?
- Si, quella dei bambini, che non avendo schemi consolidati, si inventano spiegazioni originali. Ecco, abbiamo bisogno di quello....


domenica 2 ottobre 2011

A. come... famiglia

Ho ricevuto una mail firmata A. Il flusso dei pensieri è partito cercando di indovinare il nome nascosto sotto l'iniziale. E' un gioco che mi piace, sempre, come mi piace imparare, scoprire, capire.

Ma quella lettera, quell'iniziale aveva un non so ché di familiare. Piano piano salta fuori una storia di famiglia, una di quelle storie un po' ridicole, un po' folli, che però sono indicatori di certe stranezze caratteriali...

Stiamo parlando della fine dell'ottocento. Il mio bisononno abitava a Desenzano, una casa che, da piccolo, credo che mio zio mi abbia mostrato, in faccia al lago. Un casone grande, che allora doveva essere un'abitazione di gran lusso.
Il mio bisnonno doveva essere una gran testa. Narrano le res gestae che, povero in canna, studiò e si prese la laurea in legge a botte di borse di studio (non si può non osservare che allora, nell'Italia post risorgimentale e preindustriale, le borse di studio andavano veramente agli studenti meritevoli e bisognosi, mentre oggi servono per pagare la benzina al Cayenne a zucconi patentati), e poi, siccome gli piaceva, pure quella in lettere.

L'avvocato G.C. istruì la sua prima causa, e la vinse. Purtroppo per lui si convinse di aver difeso un colpevole e, dimentico del ruolo dell'avvocato che non deve giudicare ma difendere l'assistito, decise che il foro non faceva per lui. Si aprì dunque per lui una fantastica carriera da direttore di banca, e questo fece per tutta la sua vita.
Oddio, no. Fece anche altro. Qualcosa come otto figli. E un carteggio fitto fitto con il Carducci, che conobbe quando il poeta venne a fare il presidente della commissione di maturità a Desenzano.

Ogni professionista conserva nel suo intimo qualche tara professionale. Il mio bisnonno aveva il terror sacro dell'esattezza formale dei documenti ufficiali. Gli era capitato di aver visto dei problemi su documenti firmati usando l'iniziale del nome invece del nome completo, e questo errore formale doveva averlo tormentato alquanto, sicché, battezzato con il nome di Aldo il primo figlio, al secondo (una figlia), ebbe la fantastica idea: tutti i suoi figli dovevano avere un nome che iniziava con la lettera A. Ma il bisnonno era un cultore dell'antichità, per cui la serie dei nomi divenne:

  • Aldo
  • Ada
  • Maria (ma Maria non comincia con la A... qui si impuntò mia bisnonna, visto che la prozia nacque il giorno di natale, volle che avesse il nome della vergine)
  • Azzo (si, non ho dimenticato una lettera...)
  • Ave (maschio, non femmina)
  • Atto (non Athos, come lo chiamavano in molti, il mio nonno)
  • Amos
  • Ara Coeli (ma mia bisnonna si inferocì, e decise di chiamarla Anna, decisamente più praticabile. La cosa più buffa della faccenda è che Anna / Ara Coeli - quasi laureata in legge - incappò nel tragico errore di firmarsi Anna in qualche documento ufficiale, annullando le premure del fantasioso babbo)
Ora, quando vedo una A. puntata, non posso non sorridere e pensare a questa storia di famiglia, al bisnonno che manifestava quella vena di follia inventiva che poi si sviluppò nella sua progenie nelle forme più bizzarre e creative... e infatti, eccomi qui!

sabato 1 ottobre 2011

Non dimenticarti....

La prossima volta evita di mettere il prosecco nello shaker. Risparmierai una camicia, e non dovrai lavare la cucina.....