sabato 31 agosto 2013

Dammi vento e ti darò miglia

Non mi capacito che sabato scorso me ne stavo sdraiato al sole, godendo il caldo ed il mare stupendo della Croazia, e stasera sto pensando già di recuperare una copertina da buttare sul letto.
In fondo siamo ancora ad Agosto, quella fine di Agosto durante la quale il caldo afoso dei primi giorni del mese si stempera in un umido languido. Quei giorni nelle cui mattine è bello svegliarsi e far l'amore.
Eppure sembra quasi ottobre, almeno fintanto che il temporale percuote il cielo e frusta d'acqua il suolo.

Guardo con attenzione le rose che si sono rimesse a fiorire, e mi chiedo se sia il caso di concimare di nuovo ora, per consentire una bellissima fioritura autunnale.
Ho cominciato ad acquistare l'uva: per ora l'americana e la bianca, aspettando il mio desiderato moscato d'amburgo.

Eppure quest'anno tutte queste attività mi sembrano surreali: passare dai ricordi del mare, dal caldo e dalla nudità della vacanza alla giacca, pantalone, scarpa di un autunno francamente in anticipo. Penso alla prossima settimana già nuovamente via per lavoro, la gatta di nuovo dai miei (credo che mi odierà per i continui trasferimenti), il motore già al massimo, mentre mi scorrono ancora le voci, i colori, i sapori, le emozioni di una vacanza che mi ha regalato tantissimo. Quest'anno mi sembra di essere stato derubato di un pezzo di vita, di quel periodo dell'anno nel quale si vive pienamente, e non al traino delle necessità lavorative. Altre volte mi ero sentito così, e a posteriori posso dire che quando ciò accadeva era perché sentivo di aver bisogno di cambiare, tipicamente cambiare lavoro. Ecco, ora probabilmente mi sento nello stesso stato d'animo: bisogno di cambiare azienda, ritmi di vita, vita. La vacanza mi ha regalato giornate magnifiche, mi ha regalato emozioni piene, ora vorrei renderle parte della vita.

La rotta è lunga, c'è acqua davanti alla prua.



giovedì 15 agosto 2013

Fatti non foste a viver come bruti




Per me il mare e la vela sono un simbolo, oltre che un piacere. Il simbolo della libertà, dell'avventura, del viaggio. Sapere grosso modo cosa si farà e dove, ma non precisamente. Calarsi in una dimensione nella quale il tempo, le distanze, le velocità sono diverse da quelle del quotidiano. Muoversi a velocità di corsa a piedi e comunque percorrere distanze da cartina geografica non è comune nella nostra vita, ma è un'esperienza. Si ha tempo per pensare, per discutere con sé stessi e con i compagni di viaggio. Si ha tempo per stare in silenzio, per odorare l'aria, per ragionare. Si sentono forti i bisogni primari: la sete (quanta sete in barca!), la fame. Spariscono come per magia i dolori che spesso mi affliggono durante il quotidiano, salvo ripresentarsi quando la tensione per il nuovo ed il diverso cala, alla sera nella cuccetta, ad esempio.

La mia piccola e veloce crocera attorno all'Elba è stata un assaggio di tutto ciò. Il tempo, forse, ci è stato tiranno, in quanto avevamo solo due giorni e mezzo di tempo, incastrati fra le esigenze della vita del mio collega nonché armatore e le mie. Ma anche così, e anche grazie al fatto che siamo due che vanno d'accordo, quasi la forzatura della fretta non l'abbiamo sentita. E anche la frustrazione di non poter scendere a terra la sera, e gozzovigliare in qualche ristorante del porto, non ci ha impedito di godere anche di paste improvvisate, cucinate con un occhio alla pentola, che non si rovesciasse mentre la barca rollava in modo sconsiderato alla fonda.


A volte essere costretti a stare alla fonda ha i suoi pregi: ti puoi godere tramonti come questo










oppure le feste del paese. da una posizione unica



E' stata un'esperienza meravigliosa. Un'esperienza di socializzazione, di cameratismo. E il ritorno, buon vento di bolina larga, la barca che filava sei nodi al limite delle sue possibilità fisiche regalando sensazioni indescrivibili di felicità, ha consegnato la piccola crociera ad una promessa: l'anno prossimo si va in Corsica. E mi piacerebbe tanto poter trasmettere a chi mi è vicino questo desiderio di lasciare terra e vivere l'avventura, per quanto questa sia molto tranquilla.
Per intanto mi tengo negli occhi il bellissimo mare davanti a Piombino, puntare sul promontorio di Baratti, a destra le ciminiere della città, le gru di porto che si spera possano continuare a pagare il salario a chi, di mare, ci campa.


venerdì 9 agosto 2013

Ozi agostani

A volte mi chiedo se invecchiando sto tornando giovane. Mi capita sempre più spesso di godere di cose semplici, di vivere sensazioni che avrei voluto poter provare a vent'anni e che invece mi trovo ad assaporare ora. Aspetti della vita che attraversano tutto: cibo, viaggio, sentimenti, sesso, tempo, amore. Quasi come se la maturità raggiunta mi avesse dato in dono la capacità di abbandonarmi, di sapermi mettere in gioco anche a rischio di farmi del male, anche a rischio di aver qualcuno che se la prende con me perché non sono ciò che vorrebbe. Ecco, a rischio di essere completamente me stesso.

Le vacanze di quest'anno rispecchiano un po' questa tendenza. Per anni ho vissuto nell'imbruttimento della vacanza del "fare": bisogna andare, non sprecare neppure una mezza giornata, vivere a ritmo ancora più elevato di quanto già viva le tante altre settimane dell'anno. Intendiamoci, non che non sia bello prendere ed andare all'altro capo del mondo (fatto!), ma talvolta la vacanza è qui, in piccole cose.
Ho vissuto a lungo (e continuo a sentirlo) la vacanza come un lungo unicum, almeno tre settimane, meglio quattro, di distacco da tutto e tutti. Da anni i telefonini mi tengono attaccato al lavoro anche in vacanza, e non son capace di distogliermi completamente da loro, ma anni fa mi ci voleva più di una settimana per riuscire a cambiare ritmo, registro, vivere del sole e del tempo lento.

Quest'anno le cose vanno diversamente. La settimana all'inizio di luglio non mi ha completamente staccato dal lavoro, è corsa via come acqua sull'ardesia. Incredibilmente questi primi giorni di ferie, di cui 4 trascorsi al mare ed il resto a casa, mi stanno rigenerando come non mai. Mare felice, e ozio totale ora. La casa che ha preso il sopravvento, cose ovunque nel più pieno disordine. La gatta che approva incondizionatamente. Leggere fino a mezzogiorno a letto, ed alzarsi solo per preparare una pasta, e rispondere ad una mail di lavoro, ma senza affanno. Cazzeggiare. Attendere la telefonata del collega per mettersi d'accordo per il giro dell'Elba a vela. Si, domenica ci sarà vento e anche un po' di mare, vorrà dire che ci divertiremo a far bordi. "Cosa porto io di cambusa?" "Porta tanta acqua!" "Ma che si mangia? Riusciamo ad andare a terra o stiamo in rada? Se è così portiamo pasta e sughi pronti, che ci facciamo qualcosa al volo". Insomma, vacanza vera.

Qualche giorno in barca, una cosa da maschi che sanno stare in compagnia senza bisogno di fare la gara di chi ce l'ha più lungo. Ci si lava sul ponte, si vive con ritmi e modalità non proprio ortodosse (orecchie tese di notte in rada a sentire se l'ancora ara sul fondo, sonno profondo durante il giorno, bagni nell'acqua pulita, mangiare quando si ha fame ciò che capita per le mani). Tornare con i capelli impastati di sale, il sole nella pelle.

E poi cambiare ancora la vacanza. Ancora mare, ma quello popolato da una storia varia, che va dalle rovine romane all'impronta veneziana, al contrasto fra il verde della natura e il blu schietto del mare pulito di roccia calcarea. Una settimana di vita desiderata, popolata di decisioni prese sui due piedi, senza ansie, senza pressioni. Godere di vita, di sapori, di profumi, di calore, di emozioni, della miglior compagnia che possa mai desiderare. Lasciarsi andare, vivere, gustare ogni istante, ogni piacere.


mercoledì 7 agosto 2013

Calda notte d'estate

Quando sento il suo corpo di creta bianca
e mobile tendersi a palpitare presso il mio,
è come una marea, quando lei è al mio fianco.

Disteso davanti ai mari del Sud ho visto
arrotolarsi le acque ed espandersi
incontenibilmente
fatalmente

nelle mattine e nei tramonti.

Acqua delle risacche sulle vecchie orme,
sulle vecchie tracce, sulle vecchie cose,
acqua delle risacche che dalle stelle
s'apre come una rosa immensa,
acqua che va avanzando sulle spiagge come
una mano ardita sotto una veste,
acqua che s'inoltra in mezzo alle scogliere,
acqua che s'infrange sulle rocce,
e come gli assassini silenziosa,
acqua implacabile come i vendicatori
acqua delle notti sinistre
sotto i moli come una vena spezzata,
o come il cuore del mare
in una irradiazione tremante e mostruosa.

È qualcosa che dentro mi trasporta e mi cresce
immensamente vicino, quando lei è al mio fianco,
è come una marea che s'infrange nei suoi occhi
e che bacia la sua bocca, i suoi seni, le mani.

Tenerezza di dolore e dolore d'impossibile,
ala dei terribili
che si muove nella notte della mia carne
e della sua come un'acuminata forza di frecce nel cielo.

Qualcosa d'immensa fuga,
che non se ne va, che graffia dentro,
qualcosa che nelle parole scava pozzi tremendi,
qualcosa che,
contro tutto s'infrange,
contro tutto,
come i prigionieri contro le celle!

Lei, scolpita nel cuore della notte,
dall'inquietudine dei miei occhi allucinati:
lei, incisa nei legni del bosco
dai coltelli delle mie mani,
lei, il suo piacere unito al mio,
lei, gli occhi suoi neri,
lei, il suo cuore, farfalla insanguinata
che con le due antenne d'istinto m'ha toccato!

Non sta in questo stretto altopiano della mia vita!
È come un vento scatenato!

Se le mie parole trapassano appena come aghi
dovrebbero straziare come spade o come aratri!

È come una marea che mi trascina e mi piega,
è come una marea, quando lei è al mio fianco!

Pablo Neruda