venerdì 9 agosto 2013

Ozi agostani

A volte mi chiedo se invecchiando sto tornando giovane. Mi capita sempre più spesso di godere di cose semplici, di vivere sensazioni che avrei voluto poter provare a vent'anni e che invece mi trovo ad assaporare ora. Aspetti della vita che attraversano tutto: cibo, viaggio, sentimenti, sesso, tempo, amore. Quasi come se la maturità raggiunta mi avesse dato in dono la capacità di abbandonarmi, di sapermi mettere in gioco anche a rischio di farmi del male, anche a rischio di aver qualcuno che se la prende con me perché non sono ciò che vorrebbe. Ecco, a rischio di essere completamente me stesso.

Le vacanze di quest'anno rispecchiano un po' questa tendenza. Per anni ho vissuto nell'imbruttimento della vacanza del "fare": bisogna andare, non sprecare neppure una mezza giornata, vivere a ritmo ancora più elevato di quanto già viva le tante altre settimane dell'anno. Intendiamoci, non che non sia bello prendere ed andare all'altro capo del mondo (fatto!), ma talvolta la vacanza è qui, in piccole cose.
Ho vissuto a lungo (e continuo a sentirlo) la vacanza come un lungo unicum, almeno tre settimane, meglio quattro, di distacco da tutto e tutti. Da anni i telefonini mi tengono attaccato al lavoro anche in vacanza, e non son capace di distogliermi completamente da loro, ma anni fa mi ci voleva più di una settimana per riuscire a cambiare ritmo, registro, vivere del sole e del tempo lento.

Quest'anno le cose vanno diversamente. La settimana all'inizio di luglio non mi ha completamente staccato dal lavoro, è corsa via come acqua sull'ardesia. Incredibilmente questi primi giorni di ferie, di cui 4 trascorsi al mare ed il resto a casa, mi stanno rigenerando come non mai. Mare felice, e ozio totale ora. La casa che ha preso il sopravvento, cose ovunque nel più pieno disordine. La gatta che approva incondizionatamente. Leggere fino a mezzogiorno a letto, ed alzarsi solo per preparare una pasta, e rispondere ad una mail di lavoro, ma senza affanno. Cazzeggiare. Attendere la telefonata del collega per mettersi d'accordo per il giro dell'Elba a vela. Si, domenica ci sarà vento e anche un po' di mare, vorrà dire che ci divertiremo a far bordi. "Cosa porto io di cambusa?" "Porta tanta acqua!" "Ma che si mangia? Riusciamo ad andare a terra o stiamo in rada? Se è così portiamo pasta e sughi pronti, che ci facciamo qualcosa al volo". Insomma, vacanza vera.

Qualche giorno in barca, una cosa da maschi che sanno stare in compagnia senza bisogno di fare la gara di chi ce l'ha più lungo. Ci si lava sul ponte, si vive con ritmi e modalità non proprio ortodosse (orecchie tese di notte in rada a sentire se l'ancora ara sul fondo, sonno profondo durante il giorno, bagni nell'acqua pulita, mangiare quando si ha fame ciò che capita per le mani). Tornare con i capelli impastati di sale, il sole nella pelle.

E poi cambiare ancora la vacanza. Ancora mare, ma quello popolato da una storia varia, che va dalle rovine romane all'impronta veneziana, al contrasto fra il verde della natura e il blu schietto del mare pulito di roccia calcarea. Una settimana di vita desiderata, popolata di decisioni prese sui due piedi, senza ansie, senza pressioni. Godere di vita, di sapori, di profumi, di calore, di emozioni, della miglior compagnia che possa mai desiderare. Lasciarsi andare, vivere, gustare ogni istante, ogni piacere.


1 commento:

raffaella ha detto...

Buone vacanze, allora.
Raffaella