sabato 19 gennaio 2013

Concerto in fa -

Scena prima. Hannah e le sue sorelle. Frederick, arroccato nella sua arte, nella sua intelligenza, ha perso il contatto con la realtà, e soprattutto con la sua convivente che ha una relazione con il cognato. Frederick è ripiegato su sé stesso, non ascolta che sé stesso, la sua pittura. Null'altro gli interessa. Non si rende conto che Lee, la sua compagna, è già andata nelle braccia di Elliot. Nel brano qui sotto c'è il ritorno a casa di Lee, che sta per raccontargli tutto, sta per dirgli che lo lascia, mentre lui parla di cazzate pseudointellettuali. Una scena così carica di tensione, e sotto, sommesso, quasi inudibile, il largo del concerto in fa minore. Una stonatura incredibile con la tensione della scena, quasi volesse rappresentare l'ineluttabilità della sequenza degli avvenimenti.

Scena seconda. Un mezzogiorno di domenica, fine d'estate. Un viale ancora carico di foglie verdi, il sole non più feroce ma corroborante, serio. Un compleanno festeggiato e uno da festeggiare. La radio suona il concerto in fa minore. Lui sorride, gli occhi hanno dentro i suoi, e i cuori. Lui vede cose, vede futuro, corre. Non si corre nei viali, lo sa, ma non sa fare altrimenti. Corre sempre anche nella vita. Lui vede, e non vede. L'adagio suonato da Gould gli scende dentro, acciaio fuso. Lo corrobora, lo infiamma, lo solidifica.
Lui non si avvede che gli dei sorridono, ma che sono capricciosi. Dovrebbe ascoltare la pacatezza che gli suggerisce la musica


Scena terza. Un pomeriggio di sabato d'inverno, il nevischio che scende. Ancora il concerto in fa minore. Ascolto un'esecuzione non impeccabile, il pedale troppo usato, le note appannate. Bahrami non è in forma. Bach si, il suo adagio riesce ancora a darmi emozione. Oramai non mi vergogno più. Ho imparato prima questo di altre cose, le emozioni vanno vissute, senza protezione, anche se poi fa male. Rivedo le scene del film, mi vedo nel film. Sono forse ancora imprigionato nella mia torre, sono sempre troppo impulsivo. Ma amo alla follia questo brano. Amo alla follia questa vita. Desidero sentire quella voce, sempre, che canta con me. Trovarne il punto di unione con l'adagio. Son convinto che ci sia. Mi evolvo per trovarlo.


8 commenti:

Bianca2007 ha detto...

Fa piangere questo Gould senza vergogna che altri occhi si chiedano.
..."...c'è una serie di tentativi,sempre meno efficaci...finchè egli rinuncia a tutto...un modo semplice e meraviglioso...atraverso il silenzio più che le note...e alla fine del movimento rimane solo qualche filo di ragno...uno di quei fili che lo tiene legato alla vita...un Re b.mag" (Berstein nella sua interpretazione al finale della IX sinfonia di Mahler)
Mirka

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@bianca: ed è così. La differenza fra l'interpretazione di Gould, curiosamente lenta, rispetto a quella perfetta ma asettica dell'ultimo filmato, fa capire la differenza fra bravura e genio assoluto.

Gould ha tolto tutto, a cominciare dal pedale, del tutto assente. Il suono secco, legato solo dalla bravura delle dita, dall'analisi accurata di ogni singola nota, fanno si che le lacrime si presentano senza ritegno, liberazione totale di quello stato d'animo che è così ben annotato a margine dello spartito nell'ultimo filmato...

sed ha detto...

secondo me nei viali si può correre.... basta trovare il proprio passo ed essere un minimo allenati onde evitare strappi, stiramenti ed altro... forse si può ricominciare da una camminata a passo svelto...

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@sed: forse. A volte però bisogna andare adagio, altrimenti si incorre in sanzioni. Pesanti

sed ha detto...

ok... allora si cammina a passo adagio. Nei viali. E anche altrove.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@sed: :)

Bianca2007 ha detto...

Non ho voglia di fare,così riascolto questo Gould.Accompagnatore ideale in questa sonnolenta giornata d'inverno.Oltrettutto mi ricorda un mio figlio.Gli assomiglia in modo impressionante.Sarà perchè è nato sotto il suo stesso segno zodiacale? (impossibili da capire ma geni).Comunque,profano a parte.i suoi "adagi" sono extrasistolici.Ho un'ed.(Sony) del 5 concerto in E flat maj (emperor) suonata da lui e diretta da L.Stokowski.Mi fa vedere la regalità d'ogni stagione con al centro un'invisibile sogno.Ohibò,ti sto parlando come fossimo a quattr'occhi e amici da na vita.Mi ritiro e ti lascio alle "tue" camminate.Ciao,Mirka

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@mirka: il Beethoven di Gould non sempre mi riscalda. Mentre trovo geniale la sua interpretazione della sonata Tempesta, le varie versioni che ho sentite del quinto concerto mi lasciano freddino, pur con lampi di assoluto in alcuni passaggi.

E poi, non siamo a quattr'occhi? :D