lunedì 25 marzo 2013

Il Trovatore

Come ho già scritto altrove, l'opera è un amore tardivo per me. Non so ancora nemmeno se di amore si possa parlare, a dir la verità: mi ci sto incamminando da qualche anno, con passi incerti, che denotano interesse e perplessità allo stesso tempo. Ma come tutti gli amori tardivi ha un sapore molto strutturato, pieno di rimandi, di armonie sconosciute e bizzarre, di scoperte e di intuizioni.

La chiave di svolta, per me, è stato comprendere che l'opera non è musica, non solo. E' teatro in musica, e come opera teatrale va approcciata. Di sicuro i libretti non sono spesso capolavori della prosa, anche per la necessità di condensare il testo a causa della lentezza imposta dal canto, tuttavia il canto stesso nobilita scritture che non si può non considerare traballanti dal punto di vista letterario.

E' il caso del Trovatore, che ho appena finito di seguire. Una rappresentazione con un organico orchestrale ridotto ma non povero (il volume sonoro era assolutamente sufficiente), scenografia essenziale (caratteristica di molte messe in scena del teatro Lirico di Como), attenzione al canto e alla recita.
Il Trovatore: un libretto a dir poco sgangherato, sostenuto però dalla forza di una musica che riesce a nasconderne le assurdità e la pochezza. Forza che deriva da una scrittura che, pur portando ancora la marca indelebile del Verdi "popolare" (le cabalette tutte uguali, gli accompagnamenti ternari da um-pa-pa bandistico) mostra già una ricerca musicale che poi si svilupperà appieno nelle opere seguenti. Ma è soprattutto la scena che unendosi alla forza della musica riesce a donare all'opera una verosimiglianza altrimenti difficile da sostenere.

La rappresentazione di questa sera ha portato giovani cantanti, non perfetti ma interessanti. Non ne conosco i nomi, purtroppo, ma l'organico era di buona qualità vocale, con punta di eccellenza nel baritono. Comunque tre ore passate senza accorgersene, tre ore di teatro, musica, emozione. Si, perché nonostante alcune manchevolezze anche notevoli, tutti i cantanti hanno messo l'anima ed il cuore. E, per quanto mi riguarda, questo mi emoziona sempre. D'altronde, l'amore è anche fatto di emozione...


7 commenti:

Bianca2007 ha detto...

Mi han sempre stupita-spiazzata,sarebbe meglio dire, le tue analisi anche in questo campo operistico.Azucena è stato uno dei ruoli a me congeniali.M'hai ricordato un quasi debutto a La Monnai.Ma ormai di quel tempo tanta acqua ne è passata sotto i ponti che... Grazie comunque per questo flash di rimpatrio.Mirka

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@mirka: sai che mentre ascoltavo lo pensavo che probabilmente tu avevi cantato quella parte?
Al di la dell'improbabilità della storia, il ruolo della zingara è fulcro della trama, e quindi molto impegnativo scenicamente.

Ma cos'ho detto di spiazzante? :)

Bianca2007 ha detto...

Pensarmi in quel ruolo non è stato uno sbaglio e neppure un caso,a quanto pare,un motivo in più per affermare quanto sopra.Le intuizioni dell'artista sono sempre folgoranti e, come tali ... "spiazzano".Mirka

i. ha detto...

l'amore è 'anche fatto' di emozione ? perché è fatto 'anche di qualcosa'altro?'.
(bellissima l'opera. un'infanzia passata nei loggioni senza capirci assolutamente nulla ma già affascinata. ricordo l'odore del legno mentre me ne stavo accucciata vicino al tacco rotto della zia k. rotto per le scale cercando di raggiungere il suo posto per vedere la callas. che voce indimenticabile. dal mio angolino ascoltavo cogli occhi grandi. qualcosa di unico si librava intorno a me. e nella mia ignoranza di animaletto ne percepivo la possenza.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@mirka: :)

@i.: perché fai domande retoriche? certo che è fatto anche di altro. E' fatto di emozione, di impegno, di condivisione, di... tantissime cose!

Bello il tuo ricordo... :)

Lala ha detto...

l'amore è fatto anche di imperfezione.... direi parafrasando il saggio

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@lala: certo. Anche di quella, perché di perfetto non c'è nessuno.

Nemmeno io :D