domenica 17 febbraio 2013

Grande musica

Ero molto dubbioso sul concerto di oggi. Programma strano, il pezzo forte eseguito da solisti a me completamente sconosciuti. Tutti gli ingredienti per una delusione cocente. Lo ammetto, ero prevenuto.
Invece mi sono trovato ad ascoltare uno dei migliori concerti della mia vita. Migliore forse anche perché assolutamente inaspettato.

Il pezzo più di richiamo era il triplo concerto di Beethoven, triplo perché l'organico richiede tre solisti per violino, violoncello e pianoforte, oltre all'orchestra. Un'opera ancora in bilico fra settecento e ottocento, pur se permeata dal genio di Beethoven che stava entrando nella sua fase matura, quella della terza sinfonia. E' un brano che si esegue poco al giorno d'oggi, perché non è semplice far combaciare le agende di grandi solisti; per questa ragione è invece un brano frequentato da giovani esecutori. Oggi c'erano tre giovanissimi: i fratelli Mari e Hakon Samuelsen, rispettivamente violinista e violoncellista, e il pianista Behzod Abduraimov, di soli 21 anni. Nel triplo il ruolo del pianoforte è di secondo piano rispetto al violino e soprattutto al violoncello, che gioca la parte espositiva. Eppure, fin dalle prime battute, superando la perfezione e l'ispirazione dei due fratelli, il pianoforte si imponeva come carattere, come incisività, come trascinatore. Senza sovrastare, ogni suo ingresso era un piccolo cammeo, una perfezione di fusione con gli altri strumenti ma contemporaneamente con un forte carattere solistico.
Io, che ho come riferimento un'edizione con interpreti straordinari, non la rimpiango. I tre ragazzi mi portano via, mi fan volare, in qualche caso mi stupiscono, mi commuovono. Dopo il lunghissimo primo movimento, il canto dell'adagio è portato dal violoncello in modo perfetto, sempre in equilibrio fra il lirico e la perfezione stilistica. Dolcissimo e avvolgente, il suono mi conduce, mi guida alla ricerca delle mie emozioni, che si esaltano o si chetano in sintonia con la musica. Mi rendo conto che la profondità dell'ascolto viaggia con l'emozione che viene evocata: una grande esecuzione riesce a risolvere, a trovare quella misteriosa chiave che sblocca l'anima e la invita ad aprirsi. A volte si tratta di trasporto, ma - per quel che mi riguarda - può succedere di smarrirsi anche per un'invenzione, un suono, un ritmo che non mi aspettavo. E Abduraimov l'ha fatto, nel terzo movimento, dove il rondò evolve in una polacca. Nell'unico intervento quasi solistico, questo giovane pianista ha fatto una cosa meravigliosamente folle: improvvisamente, ed evidentemente non concordata con il direttore, ha suonato due scale ascendenti, che erano in partitura, la prima con il tempo di polacca "classico", quello che eseguono tutti, infilando tuttavia un leggerissimo rallentando che ha spiazzato l'orchestra, per poi affrontare la seconda con un tempo da polacca chopiniana, con i tempi che si dilatano e si riprendono all'interno della battuta. L'orchestra non è riuscita a capire, ma lui ha tirato fuori un'interpretazione sublime di quelle quattro battute, un colpo di genio interpretativo. Stupito il direttore, stupita l'orchestra, Abduraimov se l'è andata a riprendere da solo, riportandola in ritmo perfetto.




L'ovazione finale è stata meritata. Emozionanti e bravissimi. Così tanto che credo che andrò a festeggiare la primavera in una città vicina, per ascoltare Abduraimov in un concerto solistico.

Ma non è finita qui. I pezzi di contorno erano stati scelti fra brani poco interpretati: le Ebridi di Mendelssohn e, soprattutto, le meravigliose e struggenti Metamorfosi di Richard Strauss. Quest'ultimo brano, primo ascolto anche per me, di una bellezza strappalacrime, da solo avrebbe dato valore ad un concerto. Si tratta delle riflessioni del vecchio Strauss, che vede lo scempio di Monaco alla fine della seconda guerra mondiale, e lo racconta in musica, con la sua musica sempre in bilico fra l'espressività della musica ottocentesca e le secche distonie di quella del novecento. Richiami di pezzi di temi dell'Eroica di Beethoven, disgregati e ricostruiti come mattoni di muri abbattuti e rimessi in piedi alla bell'e meglio, conducono il brano che si sviluppa in modo circolare, con una forma antica che vuole incontrare il moderno. Un canto di dolore per la follia distruttiva della guerra.
Interpretazione intensa e trascinante dell'orchestra dei Pomeriggi. Emozione e riflessione - poche settimane dopo il giorno della memoria - per me.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Ogni nota di questa musica va al cuore,come ogni cosa che hai scritto.Si sente passione,attenzione,sapere.Mirka

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@mirka: ma non son riuscito a trasmettere l'emozione. Devo dire che questo concerto mi ha emozionato in modi diversi. Sono stato contento di aver trovato come clip delle metamorfosi quella foto. Ecco, era come se io vagassi in macerie come quelle, ascoltando il brano. E mi chiedevo come mai Visconti non l'avesse mai utilizzato come colonna sonora in uno dei suoi film che parlano sostanzialmente della decadenza di un'era, di una classe, quella della sua appartenenza.

Bianca2007 ha detto...

Forse a Visconti non gli è stato permesso dal fato di perfezionare l'intuizione già sicuramente in embrione.Però l'hai realizzato tu. Uno stesso cammino con gradini lasciati...Mirka

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@mirka: non esagerare! io non ho fatto proprio nulla. Visconti, indipendentemente dal fatto che piaccia o no, ha lasciato una traccia indelebile nella storia del cinema.

Anonimo ha detto...

Tu...la stai lasciando la tua traccia,fosse pure una scia di lumaca.Sotto al sole o sotto le nuvole.Mirka

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@mirka: appunto. Le scie di lumaca svaniscono sotto al sole o nella pioggia.

Bianca2007 ha detto...

Si,ma chi le ha viste ha gioito,forse ha pensato,ha capito le avvicendarsi delle stagioni,del tempo.Appunto,come per tutto.Nel suo esserci nella contemporaneità,un gradino più su e più in lc e,alla fine tutto tarasformato in pioggia o in svapore di sole.M.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@mirka: spero tu abbia ragione. Io non lo so, per il momento vedo solo il marciapiede senza tracce....