domenica 16 settembre 2012

Manca la tastiera

"I notturni di Chopin mi mettono l'angoscia" mi dice una mia amica. E la mia mente corre ad un libro con le pagine ingiallite dagli anni, e ad un adolescente che, con la follia di quell'età, le prende, le appoggia sul leggio, e comincia a studiarle. Opera 9 numero 2. L'aveva sentita chissà dove, l'aveva individuata, aveva trovato negli spartiti di sua nonna la raccolta completa dei notturni. Con la bramosia del quattordicenne si era buttato su quelle pagine, le dita che imparavano i passaggi, ripetuti centinaia di volte, fino a poter eseguire i salti di più di un'ottava, i passaggi di polso, gli abbellimenti, al meglio della sua tecnica.

Ma soprattutto era quella musica che gli entrava nell'anima. Quello struggersi, quel intimo romanticismo introverso - non la forza, l'esplosione di un Beethoven - lo affascinavano. Via via altri notturni lo attiravano, lo imbibivano di sensazioni. Ore seduto davanti a quella tastiera, quella musica suonata come poteva, come riusciva con la sua tecnica traballante e con il sentimento da adolescente.

Poi, si cresce. E un romanticismo esasperato, urlato come quello di Chopin pare quasi stucchevole. Passò alle vette di difficoltà più elevate, alle polacche. Crescendo si accorse che quella musica sapeva colpire l'animo di alcune giovani donne, che ascoltandolo sapevano sentire quello che la musica, ma lui pure diceva.

Improvvisamente Chopin non gli piacque più, un salto epocale su Debussy. L'emozione trasferita in un'altra sfera. Quel romanticismo letto come sentimentalismo, come una cosa che puzza di vecchio, di polvere, un po' come lo spartito di sua nonna. E via via la tastiera del pianoforte si allontana, come se avesse sentito quell'improvvisa sordità emotiva. E se ne sta lontana per una vita.

Bisogna invecchiare per capire di nuovo. Forse in un altro modo, non con la foga dell'adolescente, ma con il disincanto della maturità, per cogliere il bello ed il reale. Peccato manchi la tastiera.


21 commenti:

Anonimo ha detto...

E altre giovani (?) donne trovano invece astruso al loro sentire questo romanticismo, questa passione. Si trovano bene invece da Monteverdi, da Frescobaldi, da Merula, da nonno Bach... Ci trovano molta più passione, meno sguaiata, ma incredibilmente potente...

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

Bisogna invecchiare per capire di nuovo. Stavo quasi per dire-leggendo questa frase così vera nella sua semplicità- che m'hai quasi dato un buon motivo per accettarlo, di invecchiare. Ma l'anima ragazzina vuole ancora Mozart, e quasi saltella e ghiribizza. Ma lo sa, eh, se lo sa. Quasi.

Ilmondoatestaingiù ha detto...
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Ilmondoatestaingiù ha detto...

@minnie: ma pure l'anima invecchiata vuole Mozart.. C'è così tanto dietro all''apparente giocosità fanciullesca..

Pensa alle due scene finali del don giovanni: il pathos eroico della lotta fra il bene ed il male, fra la regola e la libertà, e l'incertezza di chi incarni veramente un ruolo o l'altro. E poi, dopo l'urlo del dramma, quell'assurdo finale, la canzoncina del volemose bene trallallà, apparentemente bambinesca, in realtà uno sberleffo, una pernacchia al moralismo.

Anonimo ha detto...
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Ilmondoatestaingiù ha detto...
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Anonimo ha detto...
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Ilmondoatestaingiù ha detto...
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Vocetta ha detto...

Io non so se sono troppo vecchia o troppo giovane, ma non è ancora il mio momento per Chopin. ;P
Ciò detto, ho capito che manca la tastiera, ma secondo me se ti staccassi un attimo la testa (anche bevendo, eh, il modo lo trovi tu) penso che potresti lo stesso godere del contatto coi tasti, della musica che esce, di quello che c'è ancora anche se non è bello come dovrebbe e come era... è forse un po' triste, ma è reale, e a me fa più tristezza il silenzio, se so che vorrebbe esserci musica.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@vocetta: non è mai troppo tardi per Chopin :P ma manco troppo presto!

Il mio rapporto con il pianoforte è un casino, lo ammetto. Sto pensando (e già questo è un primo passo) che chiamerò l'accordatore, almeno così una ragione per evitare di suonare la togliamo dai piedi. Poi devo convincermi che per un anno almeno non devo suonar nient'altro che esercizi pallosissimi. Poi, forse, magari, si può passare alla fase tre.
Forse, chissà.. :D

Vocetta ha detto...

bravo, intanto tu PENSACI bene... ;D
e cmq se riesci a stare un anno a fare soltanto esercizi, senza suonare ma senza romperti le palle, diventi di default il mio punto di riferimento x quanto riguarda la determinazione! ;O

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@vocetta: beh, ho detto che ci penso... mica che lo faccio! :D

Vocetta ha detto...

ah, ecco! ;D

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@vocetta: ;)

Anonimo ha detto...

"Maturamente" vero.Peccato manchi la tastiera però però la tastiera la si può immaginare e infine inventarla.I suoni partono sempre dal basso (G.Gould) ,arrivano al cuore e voila che la testa è piena.Giocoforza è scaricarla,la testa, sperando nell'ispirazione giusta.
Mirka

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@Mirka: maturamente... :)
I suoni, poveroni, devono saper uscire dalle dita. E li trovano l'intoppo. Quelli che sento dentro non li so esprimere. Quindi, si tace. Forse. :)

Anonimo ha detto...

Forse si sono infilati in una fossa.
Mirka

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@mirka: non so. Sento che parlano. Vorrebbero uscire

Anonimo ha detto...

e famolo pueblo,dai! Mirka

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@Mirka: facile a dirsi... un maturo ingegnere ha le dita più dure della testa... :D