martedì 31 gennaio 2012

Apparente complessità




Era l'83. Dopo un paio di settimane di lezione, finalmente sulla lavagna si adagiavano queste equazioni. Le guardavamo, stupiti e timorosi di questi oggetti intrattabili con qualunque strumento analitico. Buona parte del rimanente corso era dedicato, infatti, a strategie di semplificazione del mostro, per poterlo calcolare a mano, in casi particolari. Così avevano fatto generazioni di ingegneri, così ci insegnavano.

Oggi il mostro credo lo conoscano solo alcuni addetti ai lavori. Gli altri usano i programmi CDF, che risolvono con la forza bruta della velocità del calcolo e dei metodi numerici un problema altrimenti non risolvibile.

Eppure....


Eppure il fumo le sa risolvere da solo....


E pure il miele le conosce, e le risolve analogicamente....


Per non parlar del mare...

Io, invece, non le ho mai usate. Mi basta la parola, e sapere che le conosco.

11 commenti:

lala ha detto...

capito... anche oggi hai la febbre :)

Anonimo ha detto...

momento, massa, energia, esisteva già tutto, prima di noi. a noi capirlo, sempre di più. come nell'arte, pensiamo di creare, ma era già lì, solo che ora l'abbiamo capito.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@lala: niente febbre :)

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@anonimo (lapo, immagino): non son d'accordo.
Gli oggetti fisici sono categorie mentali, strumenti che utilizziamo per comporre un modello interpretativo. Tant'è che ancor oggi cosa sia effettivamente la massa è incerto. Dovessi definirla, direi che è un comodo artifizio per far quadrare i modelli fisici. L'interpretazione più affascinante è che la massa sia una deformazione dello spazio-tempo associata alla materia, ma abbiamo solo spostato il problema....

Anche la mia visione sull'arte è diversa. Io non credo che l'artista scopra quello che già c'era (lo scultore che libera la statua dal blocco di marmo che la conteneva): io credo, da musicista, che esprima uno stato d'animo, così evanescente che, anche se cristallizzato in un quadro o in una registrazione sonora, il suo pathos originante è comunque perduto, e solo il fruitore può provare a scoprirlo o, eventualmente, a farlo aderire al proprio (e allora esclamerà: mi piace!)

sed ha detto...

mmm... questo post ha un approccio totalmente opposto al mio: usi un esempio complesso per giungere ad un ragionamento sostanzialmente semplice, io devo fare sempre al contrario! :)

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@sed: in realtà spesso la semplicità nasconde una complessità terribile, e l'apparente complessità invece una cristallina semplicità di fondo.

L'acqua che fluisce nel ruscello si muove risolvendo equazioni diaboliche, ma siccome non lo sa, scorre che è una bellezza :)

Anonimo ha detto...

...o forse a una rimoniscenza di memoria lontana...Mirka

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@mirka: mah, come ho detto, io non credo ad una memoria collettiva, ad un arché dal quale deriva l'arte.

Credo che questa sia pensiero, cultura e tecnica, in proporzioni variabili. E il mix di questi ingredienti, se adagiato sulla cartina tornasole personale di ciascuno di noi, aderisce o meno al concetto personale di bello, o meglio, di gradevole...

Pitunpi ha detto...

Già. Bel post.
Semplice è una bella parola.
Buona serata.

Anonimo ha detto...

Morale: anche i delfini spalmando miele si dedicano alla matematica.
O no?

:)

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@patrì: fumando cose strane nel frattempo... :)