venerdì 21 ottobre 2011

Pizza e Tchaikovsky

Dopo tre giorni in giro, un rientro a casa tragicomico con i pantaloni in procinto di trasire a miglior vita prima di arrivare a casa, anche oggi giornatina piena assai, non molto lontano da casa, nella città dei Promessi Sposi.

Giornata stupenda, di quelle che ti spingono a proseguire verso il Resegone, mettere gli scarponi sotto alla giacca e cravatta d'ordinanza e partire per una camminata solitaria. Invece no, in un ufficio a discutere dei millecinquecento problemi sorti nel frattempo, delle misure correttive, dei tempi di messa in opera. Intanto scende la sera, e con lei le nubi sulla Grigna che vedo dalla finestra. E spero che la pioggia non mi accolga all'uscita.

Ritorno ad un'ora assurda, senza alcuna voglia di farmi la cena. Improvvisamente, voglia di pizza. Mi fermo dal miglior pizzaiolo della mia città, e me la porto a casa. Birra, pizza. Cena rapida.

La stanchezza richiede comprensione: un pezzettino di cioccolato, un pochino di sherry. Ma soprattutto il primo concerto per piano di Tchaikowsky. Il relax nella bergère è decisamente più rotondo, e la luce che proviene dalla lampada di fianco mi sorride.

Si, sempre più questa casa mi somiglia. Sapevo che bisognava aspettare il freddo...




(mi sono commosso ad ascoltare zio Herbert ed il piccolo Evgeny in questa interpretazione dai tempi alquanto inusuali, ma geniale)

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Incredibile questa ed che non conoscevo del "Piccolo" e grande zio.Io ho quella eseguita da Horowitz con Toscanini dir e quella di Claudio Abbado con la Argerich al piano.Autentica follia della materia che incontra lo spirito e si "uniscono" avvolti solo da una copertina d'eleganza sapiente.
Irei sera anche noi in casa, si ascoltava prioprio questo concerto.Si era nell'800 e davanti a noi c'era Tiaikovsky e Taneev e il Jack che si centellinava aveva tutto l'oro di quella magica vertiginosa danza che c'avvinghiava in un'unico abbraccio commosso senza che nessuna coltre ne coprisse lacrime o la lucidità degli occhi.La Musica! Bianca 2007

Anonimo ha detto...

anni luce da qui. pero' rispetto. e continuo incessante a farmi domande sul passato. chissà com'è che è potuto accadere.

Anonimo ha detto...

una cosa riesco a figurarmela (come si dice qui in dialetto)... che tu ti ritrovi nella casa con questa stagione. da gatti calati nella musica. con un bicchiere in mano. non persi. calati. dentro. attenti. in una peculiar analisi . cosi' ti vedo.con gli occhi sornioni.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@Bianca: Questo concerto si presta ad essere interpretato in tanti modi. Quello della Argerich con Abbado è una delle più celebrate interpretazioni. Scoppiettante.
La mia preferita è quella di Richter con Karajan (che poi è quella che ho ascoltato ieri sera).

Questa è particolare: c'era il vecchio Karajan e il giovane (credo avesse 16 anni) Kissin. Karajan aveva intuito il suo genio e l'aveva invitato in una serie di concerti con la Berliner. Inusuale per Karajan, all'interno della sua lettura orchestrale rigorosa, aveva lasciato spazio per la prorompente fantasia del ragazzino prodigio. E' eloquente l'espressione di Karajan colta alla fine della cadenza posta immediatamente dopo l'esposizione del tema. Una cadenza che Kissin ha interpretato con tempi e accenti completamente fuori dai canoni. Karajan non sembra d'accordo, ma l'ha lasciato fare, conscio di aver davanti un piccolo grande genio.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@i.: gli anni luce, le distanze, le si pongono perché son consolatorie.

Leggi il titolo: pizza e Tchaikovsky. Due cose dissonanti, diverse. Possono coesistere senza fatica, basta solo non oscurare la mente e cambiare punti di vista, mai contenti di quelli che ci vengono offerti. Pesante, forse. Fa venire il mal di testa. Ma è così, almeno per me, e non posso farne a meno di essere così.

Hai invece colto giusto nell'altro commento. Gatto calato nei suoi spazi fisici ed emozionali, sornione e pronto a gustare. Ieri sera, alla luce della lampada Kartell dalle forme geometriche inserita fra i mobili ottocenteschi, l'arancione carico delle pareti della sala era perfetto. Ho avuto la certezza che la mia scelta "suonava" come mi immaginavo. E non mi importa se chi la vede non la capisce. La capisco io, e tanto basta :)

Anonimo ha detto...

è questo aspetto che non mi convince ..il lo capisco io e basta cosi'. questa solitudine millantata ma secondo me molto sofferta. non so. non sono fatti miei. ma come direste voi qui nel boudoir il cor non si spaura e cosi' tra questa immensità 'annega il pensier mio. ma ho come l'impressione che chi sta qui dentro ci stia in primo luogo per comunicare. con altri. corrispondenze d'amorosi sensi. per cui tutta sta solitudine che sembra autoconvincersi di essere stupenda...non so. comunque non son fatti miei. esprimo solo un'opinione. da qui. ben distante. senza cercare di infilarmi da nessunoa fare la crocerossina. visto che mi dai questa connotazione, invece io solo guardo. osservo. mi dispiaccio. e commento. sempre troppo.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@i: non penso proprio di averti detto che volevi far la crocerossina. D'altronde non ne ho bisogno, mi curo da solo, ammesso ci sia qualcosa da curare.

Lo capisco io, e "mi va bene così" significa una cosa precisa: che la solitudine non è la mia condizione ideale, ma che comunque la vivo trovando in me i valori e le energie che mi consentono di sorridere, e godere.

Non mi sto autoconvincendo di star bene, so che potrei star meglio. Raccontarmi fiabe non è nelle mie corde. E questo blog è proprio un posto per comunicare, con tutti. Per ridere, per ragionare, per ascoltare. E magari, come ora, per scambiare punti di vista.

Anonimo ha detto...

Sta c. Di espressione delle corde.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@i: non si tratta delle corde per saltare, sai? :D

Possono essere 4, su di un manufatto di acero ed abete di slavonia, con un po' di ebano. 400 grammi in tutto, una sensazione di fragilità in mano che non ti posso descrivere.

Suona. Bene o male, dipende da chi ne tocca le corde (mi piace tocca, touche in francese, toque in spagnolo. Da l'idea corretta di quanto sia evanescente l'atto, e dell'abilità delle dita. La capacità di sfiorare donando piacere).

Anonimo ha detto...

Quella raccontala ad altri/e.Non a me. La conosco. Oggi ho bevuto un Valcalepio di un piccolissimo produttore. Mi ha stupita. Piacevolmente. Ha impararo velicemente a vinificare. Un'arte. Non per tutti. Capita.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@i: Hai ragione, un'arte non per tutti. Come il tocco delle corde :)

the pellons ha detto...
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Ilmondoatestaingiù ha detto...
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lala ha detto...

mangiata nel cartone? :)

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@lala: ma ti pare? Ho messo lo smoking ed il papillon :)

the pellons' ha detto...
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Ilmondoatestaingiù ha detto...

@MP: e allora, la guardia? Hai fatto venire la pizza da fuori provincia? :D

the pellons' ha detto...
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Ilmondoatestaingiù ha detto...
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