domenica 16 ottobre 2011

La dame aux camelias

Non c'è opera più emblematica di un certo tardoromanticismo da rosolio e velluto rosso che la dame aux camelias di Dumas. La trama, l'intrigo, l'amore che perde e vince, le passioni - tutto l'armamentario del romanzo d'appendice romantico. Eppure un'opera letteraria conosciutissima, apprezzata, saccheggiata.

Verdi ne trasse la trama per la Traviata. Anche questa fu un successo sconfinato. Traviata è l'opera più rappresentata al mondo, più amata, più citata. E' la sintesi del melodramma, la rappresentazione delle passioni umane esaltate al punto più alto, dove ogni aspetto è portato al massimo, all'eccesso.

La dame aux camelias ha una trama che, ridotta all'osso, è molto semplice: una donna di dubbia moralità (e quindi disprezzabile per la società ottocentesca) si innamora ricambiata di un giovin rampollo, e in un certo modo ne viene quasi emancipata. Ma il fato interviene per mano di qualcuno - il padre del giovine - che si oppone alla scandalosa relazione. Separazione, rabbia del giovine, rivalutazione agli occhi del mondo della dama, riconciliazione e dramma finale, la tubercolosi che la colpisce ed impedisce all'amore di trionfare.
Tanti temi in un turbinio di sensazioni forti e contrasti accesi. Un racconto saccheggiato a piene mani negli anni a seguire, prima da Verdi, poi dal cinema in una sequenza di rivisitazioni.

Ieri sera ho visto Moulin Rouge, con la Kidman - che ha uno sguardo che mi ricorda altri momenti. Non conoscevo la trama del film, ma non mi ci è voluto molto per ritrovare determinati percorsi. La dame aux camelias est la... Anche la scena del "l'ho pagata" sembra uscita paro paro dalla Traviata, in teatro invece che nel salone della bella società, ma il succo - il pubblico affronto - c'è tutto. Anche la tisi, strumento drammatico per eccellenza dei feuilletons, non ce lo siamo risparmiati, come il finale tragico.

Una storia pesantemente ottocentesca, eppure un successo planetario per questo film, salutato come la rinascita del musical sul grande schermo. A dimostrazione che, indipendentemente dallo stile con le quali vengono presentate, le passioni umane sono sempre attuali. E quando le si sa mostrare, le si sa far vivere, si tocca la sensibilità di chi ascolta.

11 commenti:

the pellons' ha detto...
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Ilmondoatestaingiù ha detto...
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LadeaKalì ha detto...

Con un partner inglese per tanti anni, come potevo non farmi contagiare dalla mania per i musical? Li conosco tutti, Cats, Les Miserables, Joseph, ecc. ecc. Vidi Moulin Rouge quando uscì, e mi ricordo che la prima impressione che ne ricavai non fu musicale, ma cromatica, sommersa da quella sovrabbondanza di carminio...comunque ne ho un buon ricordo...
E le storie d'amore, soprattutto quelle irrealizzabili e infelici, hanno sempre un gran riscontro di pubblico....;-D

Anonimo ha detto...

Amo ogni genere di musica se mi porta emozione a qualche corda nascosta.Così per i musical e,ovviamente il genere drammatico di molte opere.Forse sarà che,in ogni dramma vive spasmodica la tensione di un'estremo.Un pezzo di te che si stacca e incide la memoria del sangue.Sarà!...Grazie per il video che mi ha trovata sensibile anche a questo tipo di melo.Bianca 2007

Anonimo ha detto...

Alle signore preferisco le camelie.


(Patrizia di biblioceca :))

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@Patrì: so che sei una floricultrice insuperabile. :)
Fiori sulle gonne :)

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@Kali: si, il colore e la scenografia contribuiscono a generare quella sensazione di esagerazione di cui ho parlato. È un ripetere: questo non è vero, attento! È la magia del teatro, quel filo sottile che separa il vero dalla finzione. Come lo racconta il Puck nel sogno di mezza estate...

Anonimo ha detto...

vista la recente conversione (pur supportata dal ritrovamento di rincuoranti costanti) mi permetto di consigliare :
http://youtu.be/8IxcfbldgBY

i.
(qui no possibile codici embed? spiegare funzionamento qui dentro...)

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@i: sai non essere conversione, né recente. Un po' di tempo fa non si voleva andare a vedere cats?

Anonimo ha detto...

molti risotti fa. si. davvero.. cats lo vidi a londra nel 92. era meraviglioso perché il teatro girava e il palcoscenico stava fermo. il punto di vista cambiava in continuazione. una specie di testa ingiro più che in giù. ma sempre l'apertura di un'inquadratura differente. alle volte.

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@i: infatti...