martedì 15 novembre 2011

Il soprabito verde salvia

Stamane due gradi. Dicesi due, nebbia inclusa. Improvvisamente - ma nemmeno poi tanto - l'inverno bussa, e io mi lascio cogliere impreparato al solito.

Esco di casa abbigliato come gli altri giorni. Non mi sfiora l'idea di improvvisare l'abbigliamento in funzione della passeggiata mattutina in maniche di camicia sul balcone, a godermi il sole che spunta. Effettivamente sentivo più freddo di ieri, ma non mi sono preoccupato più di tanto. Ho indossato il soprabito leggero, come faccio da una settimana, e sono andato in auto. Due gradi... accidenti. Forse il trench non è più adatto per questa stagione..

Il mio soprabito inglese. L'ho acquistato qualche anno fa, facendo una fatica matta per trovarlo. Appena l'ho visto ho capito subito che era mio. Un trench beige. Son tornato a casa soddisfatto.

Tempo dopo qualcuno mi ha detto: "ma che è quel soprabito verde salvia?" Verde salvia? ma di che cosa stiam parlando? E' un bellissimo trench beige, al più color caffelatte. L'ho presa come una battuta, un modo di prendermi bonariamente in giro.

Giorni fa ho incontrato casualmente un'amica che non vedevo da tanto tempo. Lavora per MiuMiu, immersa nel mondo della moda. Addosso avevo il mio splendido trench. Lei lo nota. Mi dice: proprio bello quel trench verde salvia...

Ora dovete spiegarmi: se il mio trench è verde salvia, cos'è quell'erba che io uso così a piene mani in cucina? Forse forse non è salvia? .......


lunedì 14 novembre 2011

Ma è finita veramente un'epoca?

E così, forse è la volta buona che finalmente l'Italia si libera della macchietta che la rappresentava all'estero. E' una buona notizia, migliore se non fossimo stati costretti al passo da questa situazione al confine del precipizio.
Di solito le scelte fatte con la pistola puntata alla tempia non sono poi così libere. A questa situazione siamo arrivati perché - ricordiamocelo sempre - c'è stata una maggioranza relativa di italiani che hanno votato il centrodestra nonostante il fatto che già nel quinquennio precedente non avesse combinato pressoché nulla, solo che allora non c'è stata la crisi tremenda che abbiamo avuto a partire dal 2009. E non dimentichiamo che, se votassimo oggi, un terzo degli italiani rimane convinto che siamo vissuti nel migliore dei mondi possibili (e magari per loro lo è veramente, mi viene il sospetto...).

Insomma, con il baratro che si avvicina ci attacchiamo all'ennesimo uomo del destino. Peccato che Mario Monti sia, oltre che un accademico di chiara fama, un advisor di Goldman Sachs e della Coca Cola Company. Niente di male, se non fosse che questa commistione fra banche d'affari e governi di stati nazionali, oggi come oggi sia quantomeno da guardare con sospetto. Niente di male, se non fosse che Mario Monti rischierà di essere l'esecutore di politiche decise altrove - e speriamo che mi sbagli!

Di sicuro quello del governo tecnico è un sollievo per tutti i partiti: nessuno avrà responsabilità sulle scelte impopolari che Monti effettuerà - e speriamo che fra queste scelte ci siano anche quelle che mirano a risanare un poco la giungla di escamotage per non pagar le tasse che i nostri governanti hanno consciamente distribuito per favorire una fetta di italiani a discapito di altri - e, se queste scelte saranno efficaci, tutti potranno attaccarsi una medaglia sul petto.

Ma che fare degli italiani che hanno scordato che cosa significhi "bene comune" o "nazione" o "società"? Di tutti gli italiani che si impegnano a non pagar le tasse - salvo poi essere i primi a lamentarsi che le tasse sono elevate? Se Monti avesse il coraggio di affrontare una riforma sostanziale del regime di tassazione, spostandolo dal reddito al consumo, e consentendo di portare in detrazione le spese anche ai dipendenti, si attuerebbe automaticamente quel circolo virtuoso che fa si che ogni italiano abbia l'interesse immediato che le tasse siano pagate, anche dall'artigiano.

Insomma, non è che mandando via Berlusconi si risolva il problema. Diciamo che mandiamo via uno che non voleva risolverlo, perché non era nel suo interesse. Quindi, alla fine, è stata una buona giornata, e speriamo che le prossime siano meglio, a dispetto delle previsioni non incoraggianti.

domenica 13 novembre 2011

All'improvviso quel silenzio strano fra noi

"Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi..."
E' da ieri pomeriggio che il flauto dolce di qualche ragazzino al piano di sopra tenta disperatamente di suonarla, non riuscendo ad andare oltre al primo verso.
Il flauto dolce, quello strumento che, per qualche ragione è considerato didattico nonostante sia abbastanza difficile cavarci fuori dei suoni aggraziati. Anche a me toccò il flauto alle medie. Ai tempi io suonavo già il pianoforte, anche se il mio sogno proibito (da mia madre) era e rimase il violino.

"le tue calzette rosse.."
oh, ce l'ha fatta a collegare le due righe... In una classe finimmo ad essere in tre che erano un po' portati alla musica. Qualche altro compagno sentiva invece il ritmo. Il mio professore, un ragazzo giovane e quindi idealista, decise di approfittarne e di mettere su un abbozzo di orchestrina. Visto che me la cavavo abbastanza bene con molte cose che emettevano suoni, decise che dovevo suonare il glockenspiel - che odiavo - mentre i miei compagni suonavano il flauto e qualcuno con il senso del ritmo si dedicava ai tamburelli.

E' bello far giocare i bambini cercando di avvicinarli a far musica. Che sia flauto, chitarra, un qualunque strumento, credo che sia educativo. Ma non basta, credo, far emettere suoni. Io penso che bisogna educare a capire, ad interpretare il linguaggio musicale.

Silenzio, al piano di sopra. Alla cantina buia non c'è stato verso di arrivarci. Mi viene voglia di ritrovare il mio flauto. Chissà dove l'ho riposto dopo l'ultimo trasloco. Sarà orrendamente secco, immagino.
Ma la canzone del sole continua a girarmi nella testa, con le sue allusioni, il suo significato, i suoi ricordi di spiaggia, di amici, di occhi negli occhi. Suonata da un flauto dolce che la rende quasi inintelligibile.


sabato 12 novembre 2011

Regressioni

Stamane ho ritirato le analisi. Sembra incredibile, ma è tutto a posto. Gli inenarrabili sacrifici culinari ai quali mi sono sottoposto (é incredibile la faccia tosta con la quale riesco a pronunciare questa frase senza scoppiare dalle risate) hanno bisogno di una ricompensa. Lo penso fermamente, a dispetto di quello che mi dicono innominabili parti del mio corpo...

Faccio la spesa. Natale è fra un mese, anche se guardando la giornata sembra distante una stagione e mezza. E siccome natale sta avvicinandosi, sugli espositori appaiono cose che normalmente non si vedono. I panettoni son già li, cioccolato in varie forme e sapori (oddio le scorzette d'arancia candite ricoperte di cioccolato amaro....). Salumi ricchi e grassi, formaggi dai profumi inebrianti.

Poi, mi giro, ed ecco... un piccolo scaffale attira la mia attenzione. I biscotti di mandorla morbidi, quelli con la ciliegia candita colorata dei colori più incredibili, rosso, verde, blu. E di fianco a queste delizie del palato, il trionfo: la frutta martorana. I miei geni del cuore del mediterraneo si scatenano in un applauso a scena aperta. Un piccolo rivolo di piacere mi inumidisce l'angolo della bocca.
Queste piccole meraviglie degli occhi e del palato, confezionate in una microcassettina da frutta, fanno bella mostra di sé, mi chiamano dal bancone e dai ricordi di bambino. L'ingenua dolcezza della frutta martorana si collega a quella di altri ricordi, a quegli spiedini di frutta caramellata che vendevano in spiaggia a Riccione negli anni 60, quella dolcezza semplice e sana del caramello che bagna gli acini d'uva, il contrasto fra lo zucchero e il brusco dell'uva di fine giugno, troppo presto per essere matura e zuccherina.

Scivolano nel carrello le confezioni di frutta martorana e di biscotti di mandorla. Ogni anno la storia si ripete. Ogni anno ritorno bambino, e mi entusiasmo per un sapore semplice, vero.

Il gentil sesso stia avvisato: questa è una vera e propria regressione alla fase orale....


venerdì 4 novembre 2011

Cattiveria

Ho letto una notizia atroce, fortunatamente finita bene. Un bastardo ha sepolto vivo un cane, rimasto sotto un cumulo di macerie per due giorni.
Il cane è stato salvato dai carabinieri, proprio all'ultimo.

Mi sono venute le lacrime agli occhi. Come è possibile anche solo immaginare una cattiveria del genere?

Il link alla notizia


martedì 1 novembre 2011

SingolarMente

Oggi è un anno esatto che vivo da single, e sono quattro mesi che vivo in questo appartamento. La mia bella casa ha già subito l'incuria del nuovo proprietario, che ha lasciato seccare molte piante del giardino, non sapendo gestire questo autunno secco ed anomalo.

Oggi c'è un sole malato, non è il giorno dei santi classico. Non c'è assolutamente freddo (ho le finestre aperte) e la musica che mi scorre dentro. Sabato scorso mi sono lasciato andare agli acquisti compulsivi, e ho colmato alcune falle discografiche che derivavano dalla divisione dei CD. In questo momento scorre il primo concerto di Brahms, una delle opere che adoro, nelle sue infinite sfaccettature, nel lirismo a tratti sconfinato. Un'opera che non sono mai riuscito ad ascoltare dal vivo con la stessa emozione che mi regala Gilels in questa esecuzione capolavoro, quei miracoli che accadono una sola volta.

Una sola volta. La mia vita è spesso stata una tensione al perpetuare dei miracoli. Cercare l'impossibile, il meglio, l'emozione pura. Qualcuno mi diceva che davo l'impressione di disinteressarmi, subito dopo un istante magico, di essere già oltre nella velocità dei miei processi mentali ed emotivi. Invece spesso è la tensione a perpetuare l'emozione, a scomporla, ad analizzarla per intuirne la magia, il segreto, e comunicarlo felice a chi mi sta vicino, spesso non accorgendomi di parlare una lingua comprensibile forse solo a me, o che la mia scoperta non interessa per nulla.

Ritrovare la stessa vecchia registrazione mi ha ridato l'emozione che avevo provato la prima volta che l'ho sentita. Diversa, forse più intensa, forse più profonda. Forse il segno che i miracoli non accadono una sola volta, ma che bisogna cercarli. Che non esistono miracoli, ma ricerca, ma apertura di cuore e di mente. DolceMente.