domenica 5 giugno 2011

Il largo

C'è un aspetto particolare nel guardare la linea di costa dal largo: tu, su di un guscio, serenamente affidato alla tua perizia e alla magnanimità del caso, sei consapevolmente staccato da tutto. E lo capisci perfettamente osservando quei piccoli profili laggiù, che ti parlano delle nostre attività quotidiane, del fare, del vivere, del lavorare, dell'incazzarsi e del gioire. Di orgasmi e di pianti, di cure e di distacchi.

Li in mezzo al mare tutto questo è sospeso. Attraversi un tempo irreale, fatto di vento e di sciacquio dell'onda sulla carena. Ascolto il solcare: l'onda passa sotto di me, con il leggero friggere che fa l'acqua gassata quando la versi nel bicchiere: la bianca spuma altro non è che aria intrappolata che scappa, e quello scccccc che si sente è lei che vuol fuggire, tornarsene da dove è venuta.

La ascolto e mi chiedo se voglio tornare anch'io da dove sono venuto. Quel vento, quel silenzo ritmico che solo la vela ti sa regalare mi è congegnale, anche ora che il fisico continua a mandarmi messaggi di avvertimento riguardanti le mie condizioni. E' questa una fuga, un nascondere la testa sotto la sabbia? Una droga non chimica, ma con effetti alienanti analoghi?

Ma tutto sommato, non sarebbe meglio godersi l'uscita in barca senza perdersi in questi pensieri? Sorrido alle nubi temporalesche laggiù, sulla terra. Mi ricordano cosa mi aspetta.

5 commenti:

enzorasi ha detto...

Parli di mare e io provo ad annusarne l'odore: lo confronto con quello che avvertivo ieri sera lungo la scogliera di Ognina. Quando sono staccato dal cordon ombelicale della terra provo un ebrezza particolare, una gioia pericolosa e libera che nasconde l'obbligatorietà di tornare a riva...e sognare del prossimo viaggio.
Ma a Varese come fai scusa?

Ilmondoatestaingiù ha detto...

Come si fa a Varese? Si fa come si fa per tante cose, che si desiderano e si hanno raramente, o non si hanno proprio.

Come si fa con un amore che consumi senza incontrarsi quasi mai? Lo attendi, lo cerchi, lo aneli. Forse lo mitizzi, ma quando poi lo incontri ti rendi conto che non è mito, ma meraviglia.

Forse le emozioni preziose vanno centellinate, per poterle maggiormente gustare.

enzorasi ha detto...

Capisco, più di quanto tu possa immaginare. So anche, per esperienza vissuta, dove porta col tempo questa dinamica del centellinare e cosa resta degli aneliti di una vita. Ma ognuno ha la sua strada.
A Varese ci andavo a pescare ( nel laghetto) e a guardare le partite di basket dell'Ignis: io però stavo a Milano e tifavo Simmenthal. Sono passati 3o4 secoli.

Soffio ha detto...

Mi fa un pò invidia, non salirei mai o molto difficilmente su una barca a vela. Sono proprio un uomo di terra !!!

Ilmondoatestaingiù ha detto...

@soffio: vi si può salire anche senza farlo fisicamente.
La prima volta che salii su di una barca a vela, un'immondo proa, avevo 26 anni, ma veleggiavo nella mia mente fin da quando, tredicenne a spasso in francia, acquistai un libretto intitolato iniziazione alla crociera costiera.

La vela mi sembrava un mondo fantastico, precluso. Ma potevo viaggiare con la fantasia, con il pensiero. Ora che lo faccio nella realtà, non voglio che il pensiero si dimentichi delle sue potenzialità. E come tutti i luoghi simbolici, il mare aperto stimola....