domenica 3 gennaio 2016

Due misure

E' tutto il giorno che mi passa per la testa quel battito, bom - bam bom - bam bom - bam bom, clarinetti timpani violoncelli e violini, due misure che sono l'incipit del Rach 3 (quello di Shine, per intenderci). Queste due battute sono completamente avulse dal tema - che entra subito dopo con il pianoforte - e dalle sue evoluzioni, nonché dal tema femminile che subentra pagine dopo. Ho cercato nello spartito dei richiami a quel battito, ma solo rari accenni di ritmo e non di tema si ritrovano qua e la negli accompagnamenti, nei riempimenti, così labili che non me n'ero mai reso conto all'ascolto.

Non c'entrano nulla, quindi, quelle due battute, ripetute solo nel ritorno del tema principale prima della chiusa, seguendo l'impostazione della struttura a sonata nonostante stiamo parlando di un brano del 1909. Eppure quelle note ripetute per due misure mi hanno sempre affascinato. La loro presenza apparentemente aliena al resto del materiale del concerto è curiosamente fondamentale per la sua introduzione. Un battito cardiaco, un respiro affannoso, quello del pianista che si avventura in una partitura che risulta difficile anche solo ad essere seguita - non letta - da chi non è un virtuoso del pianoforte. Di sicuro un incipit russo - in tutti i temi si sente chiaramente il folklore russo, materia prima dei grandi tardoromantici di quella regione, primo fra tutti Tchaikovskj - un ricordo di slitte, forse, chissà.

Ma quel battito mi è entrato dentro. Da sempre, da quando comprai il primo vinile di questo concerto, subito l'esecuzione di riferimento (non lo dico io, lo dice Rachmaninov stesso, e gli credo), subito la magia di un autore che è facile nel creare le emozioni, ma che è ricco di spessore, mistero e stupore.


Nessun commento: