Ieri sera la visita all'oasi WWF di Vanzago, per veder le lucciole. Si, quasi impossibile, mi dicevo. Lucciole alle porte di Milano, in una zona malamente industrializzata, fra autostrade, capannoni, raffinerie, sentieri di avvicinamento a Malpensa.
Eppure basta poco, un muro e tanta buona volontà, per recintare un'area e farla diventare un angolo di paradiso, e rivedere il miracolo di giugno, dei piccoli insetti con la lanterna.
Buio mitigato dalla luna piena che gioca con le nubi. Il bosco che profuma di sera, ed ecco danzare queste piccole luci via via sempre più numerose ed intense. Ma la magia non è data solo dalle lucciole, che non vedevo dai tempi della mia gioventù, in campagna dalle mie parti. No, la magia era quella di camminare nel bosco, buio, con le radure che sembravano soleggiate di luna, gli animali che correvano nella notte. La visita prosegue, si inoltra nelle tenebre. Arriviamo al roccolo. La sotto è buio pesto, i rami della galleria oscurano totalmente la luna, ci vuole la torcia per illuminare questa struttura dedicata alla cattura dei passeri.
Il pensiero corre ai tempi del liceo. Abitavo ancora in montagna. Alla famiglia di un mio compagno apparteneva, appena fuori dal paese, un roccolo. La costruzione non veniva più utilizzata per la caccia, evidentemente. La camera boschiva prospiciente non era mantenuta in funzione, e larghe aperture nei rami ne impedivano l'uso venatorio. Ma a ben altro uso era adibita la struttura. La prima volta che ci andammo, in delegazione, fui ammesso quasi come atto di magnanimità. Alberto ci disse, prima di arrivare: ragazzi, non facciamo casini che sennò mio fratello mi uccide. Entrammo.
Il roccolo è una torretta alta e stretta, di solito su due piani più il piano d'ingresso, talvolta rialzato. E all'ingresso c'era un arredamento non propriamente venatorio: appendiabiti, qualche vecchio mobile. Salimmo la scala a chiocciola, e al primo piano trovammo il nirvana. Stereo, bottiglie di alcolici vari, sigari, divano. Cominciammo a bere, a scherzare, ad ascoltar musica.
La scala saliva ancora, e io salii. Di sopra un'altra stanza, simile a quella sotto, ma il divano era molto ampio, quasi un letto. Non c'era lo stereo, c'era una luce diversa. Di colpo capii quali erano le nuove attività venatorie che si svolgevano nel roccolino, e capii perché i miei compagni passavano da Alberto ad implorare le chiavi del rifugio, anche solo per poter raccontare di aver portato la tipa laggiù..
Sorrisi ai ricordi. Una vita fa. Il richiamo del capriolo si sentiva distintamente nella notte.
15 commenti:
così ora sappiamo dove hai perso la verginità
@lala: ahimé non nel roccolo, sarebbe stato molto poetico (e soprattutto molto prima di quando successe realmente;) )
non vedevi le lucciole da sec... ehm, dai tempi della gioventu? Ah.... questa gente di città....
@sed: non le vedevo dalla seconda metà del secolo scorso! :D
Eh, lo so che da te c'è la natura vivace, da noi le hanno sterminate pressoché ovunque...
no ma io ti ci vedo... ragazzino imbottito di ormoni a citare lady chatterley... è che non hai trovato nessuna che ci stava altrimenti vedi come ti andava bene il RocKolo :D
Le "iniziazioni" alla vita adulta,cominciano da una realtà avvolta da nebbia che man mano si dissolve.
Desidero comunque complimentarmi per come scrivi.Sai mescolare (abilmente) emozioni di ricordi (incancellabili),filati da una sensibilità acuta di chi si è alimentato al banchetto della musica,,tessendo il tutto a rete fitta,caratteristica di coloro che sono cresciuti tra e dentro i numeri.
Interessante.Mirka
@mirka: :)
@pellons: eccerto, come no? :)
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