giovedì 29 settembre 2011

Non lasciarmi mai....


Per sempre tua. Miao....

Peccati

Ebbene si... l'ho fatto. Anch'io ho ceduto.
Mai avrei pensato di abbassarmi a fare una cosa simile. Ho sempre guardato con distacco e un vago senso di disgusto coloro che usufruivano di questo ritrovato della società dei consumi. Una cosa indegna. Inconcepibile.

Ieri sera ho ceduto. A mia discolpa devo dire che ero molto, molto stanco.....

Ho comprato l'insalata prelavata in busta. E, orrore, ho anche provato piacere. Sarà grave?


venerdì 23 settembre 2011

Saluto al mare

L'estate per me è cominciata con il trasferimento di una barca. Ora finirà con il percorso inverso della stessa imbarcazione.
Il meteo è buono. Non sembra neppure autunno, ancora c'è desiderio di sole, di calore, anche se l'umido acciacca già. Andrò leggero stavolta, niente pesanti cerate, niente stivali. Non è prevista una singola goccia di pioggia.

Il mare d'autunno, senza la folla agostana, senza le radio a palla sulla spiaggia. Il mare dal largo, luogo di silenzio (se tira il vento), di pace, di tempi lenti.
Questa volta saremo in tre, avremo il tempo di parlare, di cantare, di mangiare (già si pensa al caciucco di Livorno domani sera). Io avrò il tempo di starmi ad ascoltare.

Mi piace l'idea di aver il modo di salutare ancora una volta il mare, per di più nel modo più bello, dal suo cuore.


martedì 20 settembre 2011

Ha un suo perché...

Il tiramisù della mamma, lasciato a maturare quei due giorni, ha il suo perché....

Perché non dimagrisco nemmeno un etto. Ecco qual'è il suo perché..


Forza, Giovanni

Lo conobbi che non avevamo ancora trent'anni. Lui arrivato a Milano da poco, da quel paese dove in quasi tutte le case c'erano appese, una accanto all'altra, le foto di Berlinguer, don Primo, papa Giovanni e Stalin. Ci univano la curiosità e quello strano dialetto.
Qualche anno dopo, aziende diverse per entrambi, scoprimmo di avere una passione in comune, la vela. Ci iscrivemmo al corso per la patente nautica, facemmo l'esame assieme sotto il diluvio. Ammiravo la sua vitalità, il suo dinamismo anche sportivo: correre in moto (ma quando saliva in auto con me si spaventava se tiravo un po'), parapendio, deltaplano....
Crociere insieme, risate a non finire, chitarre canti e porcherie da mangiare. Poi, un capodanno, un litigio fra le nostre mogli. Qualche anno di allontanamento, poi un riavvicinamento diffidente.

Il lago sul suo UFO, la lotta a tenere sul filo della straorza quella belva scatenata. Eppure quel cameratismo che avevamo si era come spento. E quando rimasi solo non si fece sentire, forse per delicatezza, forse per non voler stare dalla parte di nessuno.

Oggi mi telefona la mia ex moglie. Mi dice confusamente che è in ospedale. Paralizzato. Incidente.
Uno stupido incidente, incredibile: schiantato in bici contro un'architrave.

Forza, Giovanni

domenica 18 settembre 2011

Intimità

- Cara, ti è piaciuto?


- Si, però adesso una bella sigaretta ci starebbe bene.....


(Vi presento la mia fidanzata. Inutile dire che si sente un essere umano...)

venerdì 16 settembre 2011

martedì 13 settembre 2011

Nozze d'argento

Venticinque anni fa. Una giornata calda, come quelle che stiamo vivendo in questi giorni. Ero giovane, fiero, sicuro. Avevo la vita davanti e la volevo.
Qualche anno dopo mi sono accorto che la vita era più complicata di quello che gli schematismi giovanili mi avevano fatto pensare, che richiedeva impegno, ma che ci si stava bene, in due. Piccoli passi, piccole costruizioni difficili.
Passarono gli anni. Le cose che non funzionavano le sapevamo, anche se a turno si faceva finta di non vederle. La vita intanto cominciava a negare un po' di cose, quelle che di solito accompagnano una vita in due.
Il tempo intanto ci cambiava: invecchiando alcuni lati del nostro carattere riprendevano gli spigoli che la forza dei vent'anni avevano smussato. Come si sa, i grossi problemi nascono dal tubetto del dentifricio, e ciascuno lo schiacciava in un posto diverso da quello dell'altro.

Errori di entrambi, e alla fine nessuna voglia di comunicare. Così i venticinque anni li si vivrà ciascuno da solo.

Giusto così.


domenica 11 settembre 2011

La macchina dei sogni

Dopo una serata un tantino lunghetta, stamane sveglia "standard" (leggesi: è sabato ma devo svegliarmi alla stessa ora degli altri giorni pur essendo andato a letto a ora tarda assai) per poter essere alle 10, puntuale e già sazio, davanti all'ingresso loggione della Scala.

Mi piace la Scala, devo ammetterlo. Ci ho messo 40 anni a riuscire a metterci piede, e ogni volta che ci vado bestemmio l'acustica del teatro, giusto per evitare di essere così preso da trovare tutto magnifico. Oggi ho colto la possibilità di visitare il "retro", tutto quello che fa funzionare quella macchina meravigliosa dello stupore. Un gruppetto di persone che in parte conosco, la maggior parte che non aveva mai messo piede nel tempio prima d'ora. Stupiti davanti al foyer (che a me sembra sempre francamente brutto), ignari del pessimo ma carissimo caffè che viene servito durante gli intervalli, meravigliati davanti al golfo mistico (e non si immaginano quanto sia bello ed ingegnoso il suo pavimento - l'ho visto inghiottire un gran coda nello spazio di qualche minuto, per risistemare l'orchestra dopo il concerto solistico), ma nulla a che vedere con la mia meraviglia ed ammirazione per il "dietro" del sipario.

Io non soffro la sindrome da pubblico. Ne avevo una paura folle la prima volta che mi sono trovato in una sala gremita, faro su di me e platea al buio (anche un po' rumorosamente sonnecchiante), ma non durò più di un paio di minuti. Da allora parlare in una sala gremita, invece di intimorirmi, mi provoca un senso di piacere. Eppure, quando mi sono trovato per caso sul palco degli Arcimboldi a teatro vuoto, ho avuto un senso di vertigine. Non so cosa voglia dire presentarsi sul palco della Scala gremita, ma penso che anche il mio sangue freddo avrebbe una discreta oscillazione termica. E lì, dall'alto della torre scenica, guardare i segni colorati delle posizioni dei cantanti ed immaginarli nella concentrazione e nello sforzo del canto, e dover stare pure attenti a dove mettono i piedi altrimenti quell'isterico del regista da in escandescenze - venisse su lui a cantare, che forse gli passano le uggie - ti ricorda quanta professionalità, quanto studio, quanta passione e piacere alberghi in tutti quei professionisti che, sul palco e dietro, fanno funzionare questa macchina dei sogni.



venerdì 9 settembre 2011

Ohibò!

Qualcuno che non son io legge il mio blog dall'iPhone. Son soddisfazioni :)



No, non penso sia lui....

domenica 4 settembre 2011

Ritorni dolorosi dal passato

A volte lo schifo ce lo hai vicino e non te ne accorgi. A volte ha il sorriso di una persona che hai conosciuto, con la quale hai passato tanto tempo anni fa, una persona della quale avevi una grande stima, con la quale avevi percorso della strada assieme. Ha l'aspetto di ricordi che non si vorrebbero mai sporcare, perché sono quelli puri della gioventù, quelli che vorresti sempre innocenti e sorridenti.


Venerdi sera, per caso, sento passare un nome nelle notizie del telegiornale. Nella danza del malaffare legato alle vicende di Penati viene nominato un mio compagno di liceo. Non c'è bisogno di molto per convincersi che si tratta di lui: quelle tre cose che raccontano nel notiziario calzano perfettamente con il suo profilo. Non lo vedo da circa quindici anni, e già allora era un professionista arrivato, mentre io mi arrabattavo con il mio stipendio. Non senza un briciolo di orgoglio me lo fece balenare, dicendomi con onestà che la sua laurea in parte la doveva a me, che l'ho tirato nei primi esami, nei quali non riusciva a prendere la misura del metodo. Io, quello che era considerato il fuoriclasse a scuola, surclassato da lui che era il più carismatico quanto a rapporti umani (per non parlare di quelli verso l'altro sesso!). Mi raccontò che era diventato un consulente ascoltatissimo dell'Esselunga, che seguiva tutte le politiche di insediamento di nuovi supermercati. Non ero così pollo per non capire che le "politiche" fossero le sue entrature nel mondo della politica, dove era entrato per gioco quando ancora stavamo facendo la maturità.

Da allora non lo vidi più, né mi curai di cercarlo. Le nostre strade si erano divise, tranquillamente. Ogni tanto mi tornava in mente, mi veniva la voglia di fargli una telefonata per andare a bere una birra assieme, forse pensando ancora al cameratismo da liceale, forse per la voglia di leggerezza a dispetto del peso del fisico e degli anni.

Poi, la notizia. L'ingegnere - come ostina per vezzo a farsi chiamare, conscio della fatica che gli è costata quella laurea - risulta implicato in un numero di imprese di dubbia correttezza. Una piccola ricerca in internet mi ha consentito di scoprire che è socio in almeno due società svizzere, con personaggi un po' chiacchierati (l'ho scoperto io in un'ora usando google, mi domando come mai le forze dell'ordine non ci riescano in anni...). Il ricordo di questo ragazzone allegro e magnetico (ricordo ancora quando eravamo entrambi sul tetto della casa parrocchiale ad aiutare ad alzare l'antenna della radio "libera", come si chiamava allora, che stavamo mettendo in piedi) si sporca di storie, di azioni che allora mai ci saremmo consentiti di immaginare.

E io, quanta merda avrò accumulato addosso a me con il mio invecchiare? Quanti errori ho compiuto? Per cosa?