Scena seconda. Un mezzogiorno di domenica, fine d'estate. Un viale ancora carico di foglie verdi, il sole non più feroce ma corroborante, serio. Un compleanno festeggiato e uno da festeggiare. La radio suona il concerto in fa minore. Lui sorride, gli occhi hanno dentro i suoi, e i cuori. Lui vede cose, vede futuro, corre. Non si corre nei viali, lo sa, ma non sa fare altrimenti. Corre sempre anche nella vita. Lui vede, e non vede. L'adagio suonato da Gould gli scende dentro, acciaio fuso. Lo corrobora, lo infiamma, lo solidifica.
Lui non si avvede che gli dei sorridono, ma che sono capricciosi. Dovrebbe ascoltare la pacatezza che gli suggerisce la musica
Scena terza. Un pomeriggio di sabato d'inverno, il nevischio che scende. Ancora il concerto in fa minore. Ascolto un'esecuzione non impeccabile, il pedale troppo usato, le note appannate. Bahrami non è in forma. Bach si, il suo adagio riesce ancora a darmi emozione. Oramai non mi vergogno più. Ho imparato prima questo di altre cose, le emozioni vanno vissute, senza protezione, anche se poi fa male. Rivedo le scene del film, mi vedo nel film. Sono forse ancora imprigionato nella mia torre, sono sempre troppo impulsivo. Ma amo alla follia questo brano. Amo alla follia questa vita. Desidero sentire quella voce, sempre, che canta con me. Trovarne il punto di unione con l'adagio. Son convinto che ci sia. Mi evolvo per trovarlo.
8 commenti:
Fa piangere questo Gould senza vergogna che altri occhi si chiedano.
..."...c'è una serie di tentativi,sempre meno efficaci...finchè egli rinuncia a tutto...un modo semplice e meraviglioso...atraverso il silenzio più che le note...e alla fine del movimento rimane solo qualche filo di ragno...uno di quei fili che lo tiene legato alla vita...un Re b.mag" (Berstein nella sua interpretazione al finale della IX sinfonia di Mahler)
Mirka
@bianca: ed è così. La differenza fra l'interpretazione di Gould, curiosamente lenta, rispetto a quella perfetta ma asettica dell'ultimo filmato, fa capire la differenza fra bravura e genio assoluto.
Gould ha tolto tutto, a cominciare dal pedale, del tutto assente. Il suono secco, legato solo dalla bravura delle dita, dall'analisi accurata di ogni singola nota, fanno si che le lacrime si presentano senza ritegno, liberazione totale di quello stato d'animo che è così ben annotato a margine dello spartito nell'ultimo filmato...
secondo me nei viali si può correre.... basta trovare il proprio passo ed essere un minimo allenati onde evitare strappi, stiramenti ed altro... forse si può ricominciare da una camminata a passo svelto...
@sed: forse. A volte però bisogna andare adagio, altrimenti si incorre in sanzioni. Pesanti
ok... allora si cammina a passo adagio. Nei viali. E anche altrove.
@sed: :)
Non ho voglia di fare,così riascolto questo Gould.Accompagnatore ideale in questa sonnolenta giornata d'inverno.Oltrettutto mi ricorda un mio figlio.Gli assomiglia in modo impressionante.Sarà perchè è nato sotto il suo stesso segno zodiacale? (impossibili da capire ma geni).Comunque,profano a parte.i suoi "adagi" sono extrasistolici.Ho un'ed.(Sony) del 5 concerto in E flat maj (emperor) suonata da lui e diretta da L.Stokowski.Mi fa vedere la regalità d'ogni stagione con al centro un'invisibile sogno.Ohibò,ti sto parlando come fossimo a quattr'occhi e amici da na vita.Mi ritiro e ti lascio alle "tue" camminate.Ciao,Mirka
@mirka: il Beethoven di Gould non sempre mi riscalda. Mentre trovo geniale la sua interpretazione della sonata Tempesta, le varie versioni che ho sentite del quinto concerto mi lasciano freddino, pur con lampi di assoluto in alcuni passaggi.
E poi, non siamo a quattr'occhi? :D
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